01/09/2019

Non ho nulla di più

Non ho nulla di più

Quante volte, nelle vicissitudini della vita, affrontiamo i problemi quotidiani con ciò che abbiamo nella “bisacca”; del tipo: c’è una questione, io ho questo e nulla di più, e vedrò se poter farvi fronte. In Filippesi 4:19 troviamo una bella promessa che il Signore fa ai suoi figli che ci piace sempre ricordare; essa ribadisce che i bisogni che abbiamo sono conosciuti da Dio e che Egli provvede ad ognuno di essi sulla base della sua gloriosa ricchezza. Ma, come bambini che hanno sempre bisogno che venga loro rispiegata la medesima lezione, non siamo in grado di stimare la ricchezza di Dio, non siamo in grado di immaginare in quanti e quali modi Dio sia in grado di provvedere. Inoltre, viene indicato il mezzo attraverso il quale Dio interviene: Cristo Gesù. In 1 Re 17: 8-16 leggiamo un episodio della vita del profeta Elia. L’uomo di Dio viene da Lui mandato a riparare a Sarepta dei Sidoni – territorio tra l’altro sempre ostile agli israeliti – e qui, grazie all’intervento di una povera vedova e della sua ubbidienza a Dio, egli acquisisce cibo e protezione. Con cosa? Un orciuolo d’olio, la cui capacità rimane intatta fino al cessare della violenta carestia. Un altro analogo episodio (Matteo 14: 14-20) ci mostra un’ulteriore prova circa l’“irrazionalità” di Dio; Gesù comanda ai discepoli di disporre una spaventosa folla affamata seduta per centurie, e di dar loro da mangiare con soli cinque pani e due pesci: risultato? Saziati loro e con dodici ceste avanzate, guarda caso il numero esatto degli apostoli che fino a poche ore prima erano restii al pensiero di dover sacrificare quel poco che avevano per far fronte a una necessità così grande. Per l’uomo, è naturale ideare dei piani, delle exit strategy, ed ipotizzare soluzioni che rappresentino “il male minore”, ma il comportamento che Dio si aspetta è tutt’altro: smettere di rapportare il poco che abbiamo in relazione alla grandezza del problema, al fine di non sprofondare negli abissi della paura o, peggio ancora, dell’incredulità, e disporre il nostro “poco” alla Sua Grandezza. Se cosi faremo, inizieremo un cammino glorioso verso la scoperta della gloria di Dio. Dovremmo quindi cambiare il nostro modo di pregare: “Signore vieni e governa tu la situazione!”.
Questo fu lo stesso approccio dei discepoli, “Signore, mandali via, liberaci da questo situazione!”. Ma la risposta di Gesù fu completamente diversa e li spiazza; le persone che si trovavano in quel bisogno non avevano necessità di andare via perché quei discepoli non erano nelle condizioni di poterli aiutare; la soluzione era già li: Gesù stesso. Parallelamente, la sua potenza incredibile e così irrazionale per le nostre menti si ripete nell’episodio della “pesca miracolosa” (Luca 5: 1-6), dopo una piatta notte in cui le reti dei discepoli rimasero vuote. Gesù entra nel loro fallimento, suggerisce di ripetere la medesima operazione – questa volta alla sua Parola – e il risultato cambia. Non dobbiamo mai dimenticare che la parola di Dio non cade mai a vuoto, ed essa non torna indietro se non quando ha compiuto ciò per cui è stata pronunciata. Pietro sa che ripeterà esattamente le stesse operazioni che precedentemente non hanno prodotto risultati, sa che è improbabile pescare qualcosa, ma realizza che Gesù lo ha comandato, e questo prevale.
Impariamo ad obbedire al signore anziché seguire i nostri piani e godremo delle sue benedizioni.