19/09/2019

Al momento giusto

Al momento giusto

Esiste un tempo particolare nella vita degli individui in cui Dio si rivela e offre all’uomo la possibilità di sperimentare un contatto più intimo con la Sua persona; quante volte però facciamo tesoro di questo genere di opportunità?

La Bibbia ci offre un vasto panorama a riguardo, circa uomini e donne che hanno avuto la possibilità di entrare nel Suo riposo e avere una conoscenza più considerevole di chi Egli fosse; alcuni hanno saputo farne tesoro, mentre altri, purtroppo, non possono dire di aver fatto lo stesso. Vediamo ad esempio l’episodio della donna che ruppe il vaso d’alabastro ai piedi di Gesù (Marco 14:3): ella certo non era ben vista ai più e non godeva nemmeno di una buona reputazione sociale, tuttavia però tali impedimenti non furono sufficienti a frenare in lei il desiderio di avere un contatto diretto con il Maestro: seppe sfruttare il momento giusto, chissà quando altrimenti avrebbe avuto modo di rincontrare Gesù. Mostrò la stessa attitudine la donna dal flusso di sangue, un’altra persona in grado di discernere il tempo giusto per ottenere la guarigione da una malattia che da diciotto anni la opprimeva (Matteo 9:20-22), così come tanti altri: il ministro eunuco dell’Etiopia, il quale credette alla spiegazione delle Scritture fattagli da Filippo (Atti 8:26-40), Natanaele, che vinse i propri pregiudizi territoriali e scetticismi (Giovanni 1:47-51), gli amici del paralitico di Capernaum, decisi a cogliere – in un incredibile slancio di fede e amore – l’occasione della presenza di Gesù sul posto (Marco 2:1-12); oppure Sansone, che alla fine della sua vita riconobbe la sola presenza di Dio come il solo fattore discriminante fra riuscita e fallimento (Giudici 16:29-31).

Altri tuttavia non seppero cogliere l’importanza di situazioni o ruoli affidatigli, nei quali Dio avrebbe potuto e voluto mostrare la Sua potenza; ne sono esempi lampanti le donne che in giorno di sabato si astennero dall’ungere di oli e unguenti il corpo di Gesù per paura di trasgredire un comandamento, oppure di Erode Agrippa, che fece valere il proprio scetticismo più di un interesse che stava nascendo in lui circa l’evangelo, oppure il Faraone ai tempi di Mosè, a cui non furono sufficienti nemmeno le piaghe inflitte al suo regno per domarne l’orgoglio; alla paura e all’impazienza che attanagliarono il cuore di Saul, primo re di Israele, e lo portarono a compiere scelte avventate e infruttuose, per arrivare infine alla triste sorte di Giuda, che dopo aver tradito il suo Maestro non ritenne la Sua grazia abbastanza potente da redimerlo.

Quante volte anche a noi, realtà come religione, incredulità, paura e scetticismo, frenano e ostacolano il proposito di Dio nelle nostre vite fino a farci perdere le moltissime occasioni messe a nostra disposizione ogni giorno per incontrarlo e servirlo? Oggi il Signore ci dice che c’è ancora tempo. Non rimandiamo la Sua grazia a domani.