07/07/2019

Lo straordinario cammino di un uomo qualunque

Lo straordinario cammino di un uomo qualunque

Leggendo la genealogia di Set leggiamo qualcosa di molto particolare (Genesi 4:26): “Allora si cominciò ad invocare il nome del Signore”. Attraverso questa dinastia il Signore ristabilisce un contatto con l’umanità.

Dunque, queste famiglie devono risultare particolarmente importante agli occhi di Dio. Eppure, di questi uomini è scritto molto poco, si dice della loro nascita, a quale età hanno generato il primo genito e a che età sono morti; nulla di più. Di nessuno di loro è scritto che fece qualcosa degno di essere evidenziato agli occhi del Signore e degno di essere riportato nella Parola a memoria delle generazioni future. Tuttavia, scorrendo questi versi, ad un certo momento, ci si imbatte in uno squarcio di gloria: Enoc. Un uomo come tutti gli altri ma di cui viene detto che camminò con Dio. Ciò lo rende unico nella sua discendenza perché scelse di vivere in maniera differente. Enoc non ha esaurito la sua esistenza nelle vicende quotidiane ma ha cercato e colto la possibilità di vivere una piena relazione con Dio. Questo ci insegna che ogni credente è chiamato a scegliere come vuole vivere: possiamo trascorre tutta la vita adempiendo ai nostri doveri, di figli prima e di coniugi e genitori poi; possiamo spenderci come lavoratori modello e persino impegnarci nel fare del bene al prossimo; ma per quanto buono e giusto sia tutto questo, ciò che Dio desidera e approva è, prima di tutto, un cuore che decide di seguirlo tutti i giorni della sua vita.

Di Enoc è scritto che scomparve perché Dio lo prese, la morte non lo ha mai raggiunto e non lo raggiungerà mai. La scelta di Enoc non è stata emotiva, epidermica e superficiale. Questo, è quanto, a volte, accade a noi: scelte fatte nell’ambito di un culto o di un evento particolarmente emozionante, che durano poche ore o pochi giorni, per poi tornare alle nostre abitudini, dimenticando la decisione presa. Ma non Enoc, Egli scelse di camminare con Dio e andò avanti ogni giorno della sua vita, a prescindere a tutto, fino al giorno in cui è stato preso dal Signore. Ha vissuto, su questa terra, qualcosa di straordinario. Un cammino accessibile a chiunque, ma percorso, con costanza, da pochi.

Come sarà ricordata la nostra vita e come Dio vede i giorni che stiamo trascorrendo su questa terra?

In Luca 2:41-49 Gesù, dodicenne, resta nel tempio mentre i genitori, trascorsa la pasqua tornano verso casa. Maria e Giuseppe commettono due errori, comuni al nostro modo di agire:

  1. Danno per scontato che Gesù sia nella comitiva; può capitare anche a noi di pensare che Gesù sia con noi, per poi realizzare, durante il cammino, che così non è. Da ciò scaturisce il nostro affanno, nel capire dove il nostro cammino si è separato da quello del Signore.
  2. Giuseppe e Maria sono convinti che sia Gesù a doverli seguire, ma Gesù gli fa capire che devono essere loro a seguire lui: “non sapevate che io dovevo trovarmi nella casa del Padre mio?”.

Prima di intraprendere un cammino, dobbiamo accertarci che sia la volontà di Dio e che, percorrendo quella via, resteremo con Lui. La preghiera del padre nostro ce lo insegna chiaramente (Matteo 6:10). Non possiamo pretendere di portare Gesù nei nostri progetti personali, ma dobbiamo seguirlo, anche se pensiamo che sia strano, inadeguato e non confacente alla nostra persona.

Seguire Cristo non è a buon mercato, per questo motivo, saremo disposti a farlo solo se ne siamo davvero persuasi. Forse non ci piacerà, ma il prezzo da pagare per camminare con Dio è la morte di noi stessi, inteso come rinuncia al peccato e alla nostra volontà, abbandono di convinzioni e di progetti personali per fare posto a Lui, come Signore e Salvatore. In Romani 6 Paolo dice che i credenti sono morti al peccato (Romani 6:2) e sepolti con Cristo, mediante il battesimo nella morte Sua morte (Romani 6:4). Questi avvenimenti spirituali devono necessariamente precedere il cammino in novità di vita, del Cristiano con il Suo Signore (Romani 4-11). Camminare in novità di vita significa crocifiggere la nostra carne per rinascere in Gesù.

Enoc, per poter camminare con Dio trecento anni, ha dovuto scegliere di mettere da parte sé stesso, i suoi desideri e la sua natura. Quante volte preghiamo perché vorremmo il Signore più vicino a noi? Lo avvertiamo vicino in momento di preghiera e di lode, ma questo non è sufficiente a camminare ogni giorno con Cristo. Paolo, infatti, non dice: “…se avete un bel gruppo di lode…”, “…se organizzate un grande evento…” o “…se avete una buona predicazione…” bensì “…se siamo stati totalmente uniti a lui in una morte simile alla sua, lo saremo anche in una risurrezione simile alla sua…”. È necessaria prima una totale identificazione con la Sua morte e, solo poi, anche con la Sua resurrezione.

In compagnia di chi stiamo camminando?

Luca 24:13-34 leggiamo dei discepoli sulla via di Emmaus. I discepoli erano tristi perché si erano messi in cammino con il cuore turbato dalle cose avvenute. Ma quando Gesù si affianca, il loro cuore inizia ad ardere. Camminare con Gesù fa la differenza che vorremmo sempre vedere. Che possiamo essere quella generazione che non si limita all’ordinario, ma sceglie di camminare veramente con Cristo. Non siamo chiamati ad essere dei supereroi, instancabili e privi di difetti, ma semplicemente ad obbedirlo. Questo è quanto necessita per piacere a Dio. Ci sono stati uomini capaci di sorprendere Dio, dimostrando la loro fiducia in Lui. In Genesi 22:15-18 vediamo che Dio giura per sé stesso ed inizia a proferire una serie di meravigliose benedizioni e promesse nei confronti di Abraamo. Perché? Cosa ha fatto di speciale? Dio dice semplicemente: “…perché tu hai obbedito alla mia voce!

Coloro che hanno il coraggio di obbedire alla voce di Dio rallegrano grandemente il Suo cuore. Anche noi, con l’aiuto dello Spirito Santo, possiamo essere tra loro e vivere una vita benedetta, camminando accanto al nostro meraviglioso Maestro.