14/07/2019

La predicazione di una vita

La predicazione di una vita

A 40 anni dalla morte di Gesù l’apostolo Paolo scrive la seconda lettera a Timoteo, il suo fedele compagno conosciuto nel corso del suo primo viaggio missionario. Paolo conobbe lui, la madre, Eunice e la nonna Loide a Tessalonica (Atti 17) e lo portò con sé per venti anni.
Quando Paolo scrive questa lettera è imprigionato a Roma e sta per essere ucciso. Nel suo cuore sa che la fine è vicina ed è cosciente di quello che sta per accadere. In questa particolare condizione, il suo pensiero va all’amico e discepolo Timoteo e, sospinto dallo Spirito Santo, gli scrive per esortarlo ed edificarlo ancora nella fede, per un’ultima volta.
In 2 Timoteo 4:1 Paolo lo scongiura e con una serie di imperativi ed espressioni di grande forza, ma anche di grande intimità, sottolinea quanto sia importante per lui che faccia esattamente ciò che gli sta chiedendo: vuole che Timoteo insista con la predicazione della Parola in ogni occasione che gli si presenta. Nel testo originale la Parola è Logos, vocabolo che viene utilizzato anche per indicare Gesù stesso. Nel cuore di Paolo preme il desiderio che venga annunciato Cristo e Cristo soltanto, non dottrine umane e non opinioni personali. Questo perché l’apostolo sa bene a cosa andrà in contro la Chiesa, insidiata da false dottrine e maestri che altereranno il messaggio dell’evangelo per assecondare le voglie degli uomini. Tale pericolo può essere scongiurato solo tramite coloro che predicano la Parola (Colossesi 1:27-28). Egli sa bene che solo Gesù conquista le anime e cambia i davvero i cuori.
Nei versi 9 e 10 del capito 4 si parla di Dema e del dolore di Paolo per questa perdita. Siamo chiamati ad ascoltare il grido di aiuto dell’apostolo, sofferente per l’abbandono del suo collaboratore e fratello. La chiesa non deve essere sorda alle richieste d’aiuto che provengono da fratelli e da ministri che si sacrificano per l’evangelo, offrendo l’affetto ed il supporto di cui hanno bisogno. Certamente a nessuno piacerebbe mai comparire davanti a Dio nei panni di Dema, come uno, cioè, che ha messo mano all’aratro per poi voltarsi indietro; ma siamo ancora nel tempo della grazia e la chiesa deve pregare sempre, senza stancarsi e senza rancore per coloro che sono persi, catturati dalle attrazioni del mondo. In questi versi vi è però anche un meraviglioso esempio positivo, di servizio, umiltà e amore fraterno. Paolo afferma infatti “Luca è con me…”. Solamente Luca è rimasto nel momento di difficoltà più grande ma possiamo solo immaginare quanto fu prezioso per l’apostolo in quegli ultimi giorni di grande sofferenza. Che l’opera di questo ragazzo possa essere un esempio per ognuno di noi, nel supportare i nostri ministri e nello svolgere il nostro servizio alla gloria di Dio.
Subito dopo Paolo chiede che lo raggiunga anche Marco. Venti anni prima, Paolo non voleva con sé Marco ma ora è tornato sui suoi passi e i due sono riconciliati. Capita che delle relazioni con alcuni fratelli non nascano con i migliori auspici ma il Signore, nella sua grande misericordia, sa riportarci sui nostri passi, mostrandoci quanto ci siamo sbagliati e quanto siamo stati ingiusti.
Al verso 11 Paolo dice “quando verrai…” palesando che non ha alcun dubbio in merito alla sua obbedienza e alla sua fedeltà. L’apostolo chiede il suo mantello, unico riparo dal freddo a quel tempo. È lo stesso uomo che proclamava “posso ogni cosa in colui che mi fortifica” ma ora non ha remore nel dichiarare che sente freddo e ha bisogno di protezione, supporto e affetto. A volte l’orgoglio impedisce di chiedere aiuto ma cosi facendo ci si isola e si vanifica il senso della chiesa, la quale è un corpo e una famiglia in cui si gioisce e si soffre insieme, supportandosi a vicenda.
La predicazione di Paolo, per tutta la sua vita è stata molto semplice, egli proclamava che Gesù Cristo è il Signore e a questo ha dedicato la sua esistenza, questo ha determinato ogni sua scelta e questo è ciò che ha seminato. Oggi la chiesa ha bisogno di riscoprire ciò che Paolo voleva tramettere a Timoteo. Gesù Cristo è il Signore e lui solo merita di essere il sovrano su ogni aspetto della nostra vita. Quando questo avverrà saremo disposti a predicare la sua divina Persona fino ai confini del mondo senza badare al costo; come ha fatto Paolo e come ha fatto Timoteo dopo di lui.