21/07/2019

I Tesori della Parola

I Tesori della Parola

Ciò che Gesù ha adempiuto con la Sua vita è incredibile. Dalla morte di Gesù in avanti, un nuovo corso ed una nuova via sono stati rivelati all’umanità per avvicinarci al nostro Creatore e salvarci dai nostri peccati. Tuttavia, ogni uomo è libero di scegliere se credere o meno alla Parola, poiché Dio rispetta il nostro libero arbitrio e non impone la Sua volontà neppure a coloro che hanno deciso di seguirLo.

La vita cristiana è libertà assoluta. Quando siamo tentati ci sembra che sia quasi impossibile non cadere nel peccato nonostante la convinta volontà di non commetterlo. In realtà la nostra resistenza, in quel momento, è legata a come abbiamo scelto di “alimentarci” in precedenza. In Proverbi 27:7 la Parola illustra una grande verità su come l’uomo approccia al cibo in base al suo stato. La medesima cosa avviene nello spirituale: se siamo sazi delle cose del Signore, non saremo attratti da quelle mondane e se siamo ripieni della presenza di Dio possiamo camminare in questo mondo senza esserne attratti.

Ma come si può essere vicino a Dio? La Parola è come un libretto di istruzioni sulla vita, naturale e spirituale. Come per ogni altra cosa, che cerchiamo di far funzionare, le istruzioni assumono un’importanza crescente all’aumentare della complessità di ciò che dobbiamo fare. Ci sono tre modi di leggere la Parola: possiamo leggere la Bibbia così com’è e apprendere belle storie, oppure possiamo soffermarci e meditarla, ma la Parola è il Libro della Vita ed è pertanto, anch’essa un Libro vivo. Di conseguenza vi è un terzo modo di leggerla che possiamo sperimentare solo quando lo Spirito Santo illumina la Parola e, in un certo senso, la vivifica. Vediamo insieme alcuni esempi di come si può scavare e approfondire ciò che la Parola ci dice riscontrandone gloriose conferme sulla divinità del nostro Signore Gesù e sulla perfezione dei Suoi disegni.

Quando Gesù morì sulla croce avvenne qualcosa di straordinario: il velo che isolava il luogo santissimo si squarciò da cima a fondo (Matteo 27:51; Marco 15:38; Luca 23:45). Ogni credente sa cosa significa questo da un punto di vista spirituale: tramite il sacrificio perfetto di Cristo, Agnello di Dio senza macchia e senza difetto, i credenti sono lavati dal peccato e, per il suo sangue, hanno libero accesso alla presenza di Dio. Il popolo ebraico, dopo questo avvenimento, ha continuato a fare sacrifici per 40 anni; di conseguenza devono aver sostituito o ricucito la cortina. Nonostante quell’evento, a palese conferma del fatto che Gesù fosse il Messia atteso da Israele e preannunciato dai profeti, hanno preferito chiudere gli occhi e il cuore, per continuare nella loro religiosità e nelle loro tradizioni.

In Giovanni 19:19-20 l’evangelista dice che Pilato fece un’insegna che fu posta sulla croce e precisa che l’effige era in latino, in greco e in ebraico. Questo dettaglio appare di discutibile rilevanza ed il motivo della precisazione non è di immediata comprensione. Sappiamo però che essa riportava la parola INRI che è l’acronimo di “Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum” che significa “Gesù il Nazareno, il re dei Giudei”. La medesima scritta in Ebraico sarebbe שוע הנוצרי ומלך היהודים, il cui acronimo è יהוה (ovvero “YHWH” con le lettere del nostro alfabeto) vale a dire Yahweh: il nome di Dio che gli ebrei non possono neppure pronunciare. Alla luce di ciò, assume un significato completamente diverso il fatto che, quando i farisei lessero quel cartello, chiesero a Pilato di cambiarlo e sappiamo come egli rispose: “quel che è scritto è scritto” (Giovanni 19:21-22). Ancora un segno inequivocabile che colui che stava morendo sulla croce era il Figlio di Dio.

Spesso, Dio offre dei meravigliosi doni agli uomini, ma questi rifiutano per tenersi ciò che hanno da sempre, ciò che conoscono e che, a loro modo di vedere, risulta più sicuro e prezioso, senza rendersi conto che stanno rigettando la grazia di Dio (2 Pietro 2:22).

All’interno del tempio, nel centro, era posto il candelabro, che non doveva mai spegnersi. Alcuni documenti relativi all’amministrazione del tempio riferiscono che quarant’anni prima della distruzione del tempio, ovvero nell’anno della crocifissione di Gesù, questa luce si spense e non si riusciva più ad accenderla.

Nel “giorno dell’espiazione”, il sacerdote offriva due capri, uguali fra loro: il primo (capro espiatorio) veniva immolato nei pressi dell’altare ed il suo sangue veniva utilizzato per l’espiazione dei peccati; il secondo (capro emissario) doveva morire nel deserto dopo che il sacerdote aveva confessato e addossato i peccati di Israele all’animale tramite l’imposizione delle mani. Per designare il loro destino il sacerdote utilizzava due distinte pietre che, a sorte, metteva sull’uno e sull’altro. Le cronache relative al rito ci raccontano di come fosse molto più frequente che venisse sorteggiato come capro espiatorio quello posto alla destra del sacerdote. Dopo la morte di Gesù, per quarant’anni consecutivi il sasso che indicava il capro espiatorio capitò sempre sul capro alla sinistra del sacerdote, come a significare che Dio non gradiva più quel sacrificio.

In Esodo 29:38-39 Dio comanda di sacrificare due agnelli al giorno, uno al mattino e l’altro all’imbrunire. Questi sacrifici scandivano il lavoro del tempio: quando al mattino moriva il primo agnello si suonava il corno e si aprivano le porte del tempio; alla sera, l’uccisione del secondo agnello poneva fine ai sacrifici della giornata e si richiudevano le porte. Il primo animale era offerto alle 9:00 del mattino. Proprio in quell’ora, mentre il corno suonava, Gesù venne crocifisso sul Golgota. Il secondo sacrificio era fatto alle 15:00. Gesù morì proprio alle tre del pomeriggio per poi essere rimosso dalla croce. In Esodo viene detto che sarebbe stato un sacrificio perpetuo, ogni giorno per sempre e senza interruzioni. Il popolo ebreo ha interrotto questo rito nel 70 d.C. in seguito alla distruzione del tempio, sostituendolo con le preghiere, ma quel sacrificio viene adempiuto ancora oggi, tutti i giorni, in Cristo Gesù.

A volte preghiamo e la risposta non arriva, così iniziamo ad interrogarci sul perché e su quale sia la volontà di Dio. Capita altresì di arrabbiarsi nel vedere che altri ricevono le risposte ricercate, mentre a noi non è dato di ottenere né di comprendere. Ci basti sapere che Dio ha un piano per ognuno di noi; anche quando ci sembra impossibile ciò che ha promesso, per certo lo realizzerà. Conserviamo la pace nel nostro cuore perché il Suo disegno, non può che adempiersi, come sempre è stato nella storia del mondo.