23/01/2022

Sorgente illusoria o sorgente di vita?

Sorgente illusoria o sorgente di vita?

 

Trovandosi in un periodo sofferente e frustrante della propria vita, il profeta Geremia grida al Signore, convinto che Egli volontariamente non voglia intervenire in suo favore e chiedendosi: “Perché il mio dolore è perenne e la mia piaga, incurabile, rifiuta di guarire? Vuoi tu essere per me come una sorgente illusoria, come un’acqua che non dura?” (Geremia 15:18).
Come Geremia per poter comprendere le situazioni che ci troviamo a vivere, abbiamo bisogno di cambiare il punto d’osservazione su di esse, e iniziare a guardarle nell’ottica di Dio, per comprenderne la verità, abbandonando le nostre visioni e intuizioni.

Dopo aver ascoltato la lamentela del profeta, il Signore risponde, dichiarando che per poter operare Egli attende che Geremia stesso compia dei passi, e lo invita a tornare“, nel luogo spirituale adatto a ricevere la benedizione del Signore, e “separare ciò che è prezioso da ciò che è vile” (Geremia 15:19).

 

Anche in una condizione di grazia è importante restare consapevoli di dove ci troviamo spiritualmente, lì dove il Signore ci ha piantati e stabiliti: ansie, preoccupazioni e sollecitudini, mancanza di amore e contrasti, non avere serenità né pace, possono essere un avviso, da parte del nostro cuore, che non siamo più nel luogo in cui dovremmo, nella presenza di Dio.

Tornare al Signore non ha a che fare con parole e momenti di emotività, ma implica azioni reali, le uniche capaci di costruire la nostra vita spirituale e stabilire la nostra condotta.

La sorgente di Dio non sarà mai secca, non può essere illusoria perché scaturisce acqua, gioia e pace in vita eterna, tuttavia per potervi attingere dobbiamo prima separare “ciò che è prezioso da ciò che è vile“, determinando così le condizioni per l’intervento del Signore.
Operare una separazione significa allontanare ciò che è per noi dannoso, non porta alcun beneficio, non ci avvicina al Signore, o quelle abitudini infruttuose, che non onorano il dono prezioso che Dio ci fa ogni giorno.

 

Ezechiele 47:3-5 ci dà un’immagine della volontà di Dio per le nostre vite come di un torrente che si ingrossa d’acqua, sempre di più fino al punto di non poter essere attraversato che a nuoto, senza poterlo guadare: la presenza dello Spirito Santo in noi è soggetta a una misura, crescente in base alla libertà che noi stessi scegliamo di lasciargli.
Ognuno dei livelli d’acqua elencati dal profeta indica uno stadio spirituale del credente. Non c’è secca, ma acqua fino ai piedi, per chi vive la propria vita spirituale come bambini che giocano sulla riva, accontentandosi di emozionarsi di tanto in tanto alla presenza di Dio. Crescendo, l’acqua sale alle ginocchia, ai fianchi, ma il desiderio del Signore è condurci fino alla misura traboccante dello Spirito, lì dove i nostri piedi non sono più in grado di muoversi in qualunque direzione autonomamente, e possiamo solo lasciarci guidare dalla corrente della Sua volontà.

L’episodio della donna samaritana ci certifica che l’acqua ricevuta dalla sorgente celeste sarà in grado di dissetare ogni sete, non esiste pozzo troppo profondo per il Signore (Giovanni 4:10-14); possa ogni angolo del nostro cuore essere inondato e convinto dalla presenza del Signore, affinché abbondanza di vita e benedizioni dilaghino intorno a noi.

“Avverrà che ogni essere vivente che si muove, dovunque giungerà il torrente ingrossato, vivrà, e ci sarà grande abbondanza di pesce, poiché queste acque entreranno là; quelle del mare saranno risanate, e tutto vivrà dovunque arriverà il torrente.”

Ezechiele 47:9