16/01/2022

Guardare oltre il visibile

Guardare oltre il visibile

 

Spesso ci si aspetta la manifestazione dell’opera di Dio nella propria vita attraverso spettacolarità e sconvolgimenti sensoriali, tuttavia è per mezzo delle piccole cose che il Signore parla e dona ciò è che è grandemente prezioso alla vita dell’uomo. Ne è un chiaro esempio Naaman il Siro, deluso e adirato dalla semplicità con cui il profeta offrì la soluzione alla sua malattia (II Re 5:10-12).
Sorpreso fu anche Elia, constatando che il Signore non era nel vento forte e impetuoso, né nel terremoto o nel fuoco, ma nel mormorio di un vento leggero (I Re 19:11-12).

Nel Nuovo Testamento, in Matteo 14:15-21, i discepoli sminuirono i pochi pani e pesci racimolati, perché insufficienti a sfamare la grande moltitudine radunata, senza vedere in quegli elementi un potenziale adatto ad essere moltiplicato da Gesú, capace di provvedere a tutti.

La crescita spirituale che leghiamo ad esperienze potenti è spesso una visione errata, poiché ciò che occorre per essa è posto giornalmente davanti ai nostri occhi e nella Parola, e riposto dal Signore in cose che rischiamo di non riconoscere per la loro importanza: quante ripercussioni ha nell’epistola di I Corinzi 11:26-30, l’accostarsi alla Santa Cena senza discernere, nel simbolo del vino e del pane, il corpo di Cristo dato per noi sulla croce e la potenza di quel Suo sacrificio!

Fin dalla Genesi l’uomo è presentato come un essere inadatto e infelice nella solitudine (Genesi 2:18), e ancor più come Chiesa esso è, non individualità separata dagli altri, ma parte spirituale di un unico corpo. Il rapporto gli uni verso gli altri diventa quindi una componente fondamentale per la reale crescita spirituale di un credente.
Vivere un volontario isolamento significa non aver compreso la visione di Dio per il credente nella Chiesa: membra diverse ma collegate e congiunte per collaborazione e il funzionamento di un unico organismo spirituale, non come un monumento immobile.

La vitalità della Chiesa porta con sé le situazioni più svariate, a volte divergenze, discussioni, o gesti di grande tenerezza, e tutto sarà utile alla nostra crescita soltanto se avremo riconosciuto l’importanza di essere, ognuno, parte del corpo di Cristo, non singole individualità.
Non lasciamoci condizionare da simpatie o antipatie, e non permettiamo che fastidi e visioni diverse possano allontanarci gli uni dagli altri, perché ogni membro del corpo ha la propria utilità, che il Signore conosce e ha personalmente stabilito (I Corinzi 12-12:20): ognuno è necessario.

Applichiamoci nella ricerca del pari consentimento, chiedendo al Signore chiarezza circa il ruolo che Egli ha ritenuto opportuno per noi, fidandoci del Suo piano e dei talenti che ha distribuiti al servizio di tutti, per l’edificazione reciproca, restiamo disposti ad accogliere le fragilità dei nostri fratelli, perché siamo intimamente legati gli uni agli altri (I Corinzi 12:21-26/II Corinzi 11:29).

“…vi esorto a comportarvi in modo degno della vocazione che vi è stata rivolta, con ogni umiltà e mansuetudine, con pazienza, sopportandovi gli uni gli altri con amore, sforzandovi di conservare l’unità dello Spirito con il vincolo della pace. Vi è un corpo solo e un solo Spirito, come pure siete stati chiamati a una sola speranza, quella della vostra vocazione. V’è un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, fra tutti e in tutti.”

Lettera agli Efesini 4:1‭-‬6