09/01/2022

Smirne

Smirne

 

La Bibbia riporta episodi di crisi e tribolazione, simili a quelli affrontati dalla società di oggi, e storie di personaggi che hanno vissuto grandi persecuzioni.
Ne è un esempio la città di Smirne in Apocalisse 2:8-11, che subì tre ondate persecutorie di crescente intensità sotto gli   imperatori:
• Nerone (54-68 d.C.), con la reggenza del quale vide la morte l’apostolo Paolo.

• Domiziano (81-96 d.C.), che operò una persecuzione più aggressiva proprio su Smirne, conclusasi con l’esilio dell’apostolo Giovanni sull’isola di Patmos.

• Diocleziano (284-305 d.C.), deciso ad eliminare tutti i cristiani attraverso un piano sistematico che prevedeva la demolizione delle chiese, attacchi mirati ai predicatori dell’Evangelo e distruzione delle Scritture.

La Chiesa dovette attendere fino al 306 d.C per ottenere libertà di culto, sotto Costantino, che la concesse a tutte le confessioni religiose dell’impero, compresa quella cristiana, nuovamente perseguitata in tempi più recenti.
Già prima di Nerone, Tiberio nel 26 d.C. iniziò ad insegnare la divinità dell’imperatore (seme evidente della futura autoproclamazione dell’anticristo come dio), esigendo che, proprio a Smirne, fosse elevato e bruciato dai sudditi dell’incenso in sua presenza, per dichiarare la propria accettazione della divinità imperiale.
Apprendiamo dal Libro dei martiri di Eusebio che il pastore della chiesa di Smirne, Policarpo, allievo di Giovanni e servo del Signore per ben 86 anni, invitato a rigettare la divinità di Dio a favore dell’imperatore, si rifiutò e per questo fu condannato, restando fedele fino alla morte senza timore, come incoraggia il verso di Apocalisse 2:10.

Come Policarpo, altri nella Bibbia furono esempi di fedeltà fino alla morte e ottennero la vittoria:
• Giacobbe (Genesi 47:28-30), che ottenne di poter essere portato nella Terra Promessa e non rimanere sepolto in Egitto, poiché l’Eterno l’aveva promesso “con giuramento” (Genesi 50:24).
• Stefano, che vide Dio, acquisendo, in punto di morte come martire, piena certezza di quanto aveva professato in vita.
• Paolo, che combatté il buon combattimento, conservando la fede, e aspettandosi con fiducia di avere assegnata la corona (II Timoteo 4:6-8).
• Il ladrone sulla croce, che, prossimo alla morte, credette in Gesù e nella Sua innocenza, e si ritrovò con Lui in Paradiso (Luca 23:38-43).

Nella prova non rigettiamo la fede, poiché Dio non ci abbandona, indipendentemente dalle situazioni.

La città di Smirne doveva il proprio nome alla mirra, preziosa resina prodotta dalle ferite degli alberi, che trovò un’importante applicazione anche nella vita di Gesù: la mirra infatti fu portata dai magi insieme a oro e incenso alla Sua nascita, Gli venne proposta sulla croce, mescolata a vino, secondo quanto riportato da Marco 15:23, e durante il rito della Sua sepoltura.
Ma nella profezia della seconda venuta del Cristo la mirra non è presente (Isaia 60:6), perché essa fu simbolo della Sua sofferenza quando Egli venne sulla Terra per la salvezza dell’umanità, ma tornerà non più per essere servo e ferito, ma come Re e sovrano.

La mirra poteva lenire il dolore, provenendo essa stessa da una ferita, ma Gesù dandosi per noi, soffrendo Lui solo per i molti, ci ha aperto le porte di vittoria e gloria.