08/12/2019

Senza pesi

Senza pesi

Non basta conoscere la volontà di Dio per vivere una vita piena e libera, dobbiamo ubbidire alla Sua voce e mettere in pratica quello che è scritto nella Sua Parola. Oltre a questo, non è sufficiente iniziare a correre una gara per poter vincere il premio: occorre farlo con perseveranza (Filippesi 3:13-14).  L’apostolo Paolo chiede alla chiesa in Galazia, “Chi vi ha fermati?” (Galati 5:7). Non chiede “cosa” abbia fermato i Galati, ma “chi”; dobbiamo essere coscienti che c’è un nemico che vuole fermare questa corsa. Nel Salmo 1, leggiamo come questo fermarsi non sia un’azione immediata ma un rallentamento progressivo: si inizia col camminare, poi ci si ferma e alla fine ci si siede.

L’autore della Lettera agli Ebrei sottolinea quanto sia importante per il cristiano correre libero e leggero, perché questo è il progetto di Colui che ha dato la Sua vita per noi: redimerci e metterci nella condizione di correre in completa libertà verso il Padre. Poi però, ci lasciamo avvolgere dal peccato e da inutili pesi (Ebrei 12:1), piccole volpi silenti non per questo meno letali, che ostacolano e frenano il nostro cammino, caricandolo di fastidiosi bagagli che col tempo si attorcigliano su di noi trasformandosi in veri e propri gioghi, dunque una totale antitesi rispetto al progetto che Dio aveva per noi. Perché il peccato ci avvolge così facilmente? Perché sottovalutiamo il pericolo del peccato. Non dipende dall’abilità del nemico ma dalla nostra trascuratezza. Trascuriamo quelle piccole volpi, quelle parole che escono dalla nostra bocca che non portano edificazione.

In Galati 5:1 è scritto, Cristo ci ha liberati perché fossimo liberi; state dunque saldi e non vi lasciate porre di nuovo sotto il giogo della schiavitù.” Se ci sentiamo appesantiti non è colpa del Signore che ha fatto l’opera a metà, ma siamo noi che abbiamo trascurato la libertà che il Signore ci ha dato.

Quali possono essere questi piccoli grandi pesi che minano la nostra fiducia in Lui e possono portarci ad abbandonare la Sua grazia?

  • Il timore che il passato non ci lascerà mai; non comprendere che esso ormai è alle spalle, piacevole o spiacevole che sia stato, e che non ha ormai alcun impatto sulla nostra vita se dimoriamo in Lui, in quanto “le cose vecchie sono passate” (2 Corinzi 5:17).
  • Poi possiamo essere bloccati dal giudizio e dalla paura degli uomini, dal nostro inconscio desiderio di piacere loro mettendo da parte Colui verso il quale dovremmo riservare tale attitudine (Efesini 6:6; Galati 1:10). Molto spesso quello che piace a Dio non piace agli uomini, spetta a noi fare una scelta (1 Tessalonicesi 2:4).
  • Altri possibili lacci possono essere le ansie e le preoccupazioni del futuro, oppure il timore di perdere ciò che abbiamo, perdendo di vista il presente e le promesse nelle quali bisognerebbe riposare (Ecclesiaste 11:4; Matteo 6:34).
  • Il timore di perdere ciò che abbiamo (Matteo 19:21).
  • Per ultimo, il timore di non ottenere ciò che speriamo, mettendo in dubbio la conoscenza di Dio su ciascuno di noi. Dema, collaboraotre di Paolo, non aveva trovato la sua gioia nel Signore ma aveva amato questo mondo, perdendo di vista le dinamiche della guerra spirituale (2Timoteo 4:10).

Per tutte queste cose, Paolo dichiara esplicitamente che l’approccio da mostrare con Dio e con la vita dovrebbe basarsi su una relazione priva di angustie e sollecitudini (Filippesi 4:6), relazione basata sulla preghiera e sulla gratitudine, veri cardini della vita libera di ogni figlio di Dio. “Non angustiatevi di nulla” è un comando, un imperativo. Se dimoriamo in Cristo, non c’è nulla al mondo che potrà toglierci la pace. Portiamo i pesi in preghiera e poi ringraziamo Dio perché sarà Lui a portare quei pesi per noi.