28/02/2021

Seguire da lontano

Seguire da lontano

In molti sperimentiamo il senso di abbandono, lontananza e isolamento, specie in periodi come questo; lo stesso apostolo Paolo dovette farne esperienza. Nella sua lettera a Timoteo, Paolo espone al discepolo la propria solitudine a poche ore dalla sua morte, sottolineando come, persone fino a poco tempo prima a lui vicine, avessero rarefatto progressivamente la loro presenza, e il loro supporto. (II Timoteo 4:16).

Anche Pietro seguiva Gesù da lontano, in un momento cruciale (Matteo 26:57-58). Stessa cosa Miriam, che seguiva il piccolo Mosè sugli argini del Nilo mentre la cesta lambiva la superficie delle acque.
Questo atteggiamento tradisce un marcato distacco, il non voler condividere appieno i rischi, le gioie e i dolori della persona che si segue.

Osservare da lontano espone al rischio di perdere ogni contatto con quella persona, accrescendone la distanza. Gesù mostra questo atteggiamento parlando del levita e del sacerdote nei riguardi dell’uomo malmenato sulla strada di Gerico; nessuno dei due fu il suo prossimo (Luca 10:25-36). La prossimità è l’opposto dell’indifferenza, rendendoci meno distanti ed egoisti.

Essere vicini a qualcuno richiede misericordia, ma anche determinazione, la stessa che mostrò Eliseo nel voler seguire Elia fino alla fine (II Re 2:9-10). Il giovane profeta avrebbe dovuto soltanto vedere, ma questo avrebbe comportato un’ossessiva e ferma attenzione e, soprattutto, vicinanza.

Un altro passaggio è la fiducia. Il giovane figliuol prodigo sapeva che nella casa del Padre avrebbe trovato un ristoro, anche minimo (Luca 15:20).
Il Padre, sebbene lontano, gli corse incontro.
Accorciamo le distanze con Dio.