24/04/2022

Rinunciare per ricevere

Rinunciare per ricevere

“«Ma ora vado a colui che mi ha mandato; e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?” Invece, perché vi ho detto queste cose, la tristezza vi ha riempito il cuore. Eppure, io vi dico la verità: è utile per voi che io me ne vada; perché se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma se me ne vado, io ve lo manderò.”

Giovanni 16:5-7

 

Parlando ai propri discepoli in quest’occasione, quanto dovette essere frainteso il Signore Gesù. Come poteva la vita dei discepoli, e la nostra, trovare senso e completamento senza di Lui?

Per tre anni in continuo contatto col Maestro, non potevano concepire che fosse “utile” che Egli se ne andasse.

Ma Gesù sapeva che era fondamentale che essi ricevessero il Consolatore, come ancora oggi è per noi lo Spirito Santo.

 

La logica e i principi del Regno di Dio sono spesso opposti ai nostri e inconcepibili per le menti umane, come conferma il verso di Isaia 55:8-9: “«Infatti i miei pensieri non sono i vostri pensieri, né le vostre vie sono le mie vie», dice il Signore. «Come i cieli sono alti al di sopra della terra, così sono le mie vie più alte delle vostre vie e i miei pensieri più alti dei vostri pensieri.”

 

Ogni Persona della Trinità è Dio, in perfetta completezza, Gesù non intendeva dunque dire che lo Spirito Santo avesse più valore del Figlio, tuttavia essendo sulla Terra come vero uomo non avrebbe potuto supplire ai bisogni di ognuno contemporaneamente, né trovarsi in più luoghi allo stesso tempo, per questo era necessario che i discepoli perdessero la vicinanza del Cristo, che Egli tornasse al Padre, e fosse loro mandato lo Spirito Santo.

 

Come credenti, chiamati a intraprendere passi di fede, ci troveremo spesso a dover lasciare momentaneamente ciò che conosciamo già, e le situazioni attuali, in attesa e speranza di ciò che ancora non vediamo, ma che sarà migliore per le nostre vite, dal momento che è il Signore a guidarci e farcene dono.

Per ricevere qualcosa di nuovo dal Signore, dobbiamo lasciar andare quel che è già nelle nostre mani, senza trattenerlo, anche se questo si scontra con la nostra logica (Proverbi 11:24).

 

Come nel percorso di crescita dall’infanzia all’età adulta, anche nel cammino del credente, se desideriamo progredire è indispensabile lasciare vecchie abitudini e aggiornarle con altre più efficaci e utili per soddisfare nuovi scopi, anche quando perdere ciò che è per noi importante, o le nostre sicurezze, rende triste, sul momento, il nostro cuore.

 

Il giovane ricco fu invitato a vendere tutto quel che aveva; un tesoro nei cieli non sarebbe valso più di qualunque ricchezza terrena? Eppure egli non fu capace di lasciare i suoi molti beni (Luca 18:18-23).

Quando ciò che dobbiamo lasciare nelle mani del Signore non è qualcosa di materiale, ma il nostro cuore, circostanze famigliari e tutta la nostra esistenza, può sembrare ancor più difficile abbandonarci, tuttavia il bene che ne trarremo sarà infinitamente grande, il Suo intervento sarà glorioso!

 

Seguiamo l’esempio dell’apostolo Paolo (Filippesi 3:8), disposto a rinunciare ad ogni falsa sicurezza e conforto, ai pregiudizi e ai pesi, che ostacolano il nostro cammino con Cristo, e fidiamoci unicamente di Lui, lasciamoGli la guida della nostra vita e facciamo posto a quanto ci aspetta, senza guardare a ciò che lasciamo, ma all’immensa portata di quanto riceveremo.

 

“Chi di voi, infatti, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolare la spesa per vedere se ha abbastanza per poterla finire? Perché non succeda che, quando ne abbia posto le fondamenta e non la possa finire, tutti quelli che la vedranno comincino a beffarsi di lui, dicendo: “Quest’uomo ha cominciato a costruire e non ha potuto terminare”. Oppure, qual è il re che, partendo per muovere guerra a un altro re, non si sieda prima a esaminare se con diecimila uomini può affrontare colui che gli viene contro con ventimila? Se no, mentre quello è ancora lontano, gli manda un’ambasciata e chiede di trattare la pace. Così dunque ognuno di voi, che non rinuncia a tutto quello che ha, non può essere mio discepolo.”

Luca 14:28‭-‬33

 

Una forte gioia caratterizzò la vita della prima Chiesa, e questa fu solo uno dei frutti dello Spirito Santo, ricevuto solo quando, era indispensabile, Gesù tornò al Padre.