30/05/2021

Restaurare il nostro altare

Restaurare il nostro altare

Consapevoli dell’immutabilità del Signore e delle Sue promesse, spesso non riusciamo a spiegarci perché non otteniamo guarigione o una risposta alle nostre preghiere.
Con amore paterno il Signore ci riprende ricordandoci in I Corinzi 6:19-20 che bisogna glorificare Iddio nel nostro corpo.

Siamo sempre ben accetti dal Signore, che ci accoglie così come siamo, ma è necessario per ogni credente e per i ministri dell’Evangelo restaurare l’altare, avendo davanti a sé come nella mente di Dio, la completezza della Chiesa universale, senza divisioni né fratture, come face Elia in I Re 18:30-46, che pur essendo profeta del solo regno del Nord, prese dodici pietre (e non dieci soltanto) per rappresentare e portare davanti al Signore tutte le tribù del popolo di Israele.
Quel restauro rese stabile l’altare, come stabile è una casa fondata sulla roccia, capace di resistere all’acqua e alle intemperie (Matteo 7:25).

La realizzazione di un miracolo necessita delle giuste intenzioni: il suo scopo più profondo dev’essere manifestare la gloria di Dio, per tramite del Suoi servi, affinché si riconosca che Lui opera e converte i cuori.

Esule dalla cattività babilonese, Israele restaurò l’altare e il tempio, Neemia edificò le mura intorno ad entrambi, affinché il fulcro della spiritualità del popolo e della comunione col Signore fosse ben protetto.

Così anche noi dovremmo custodire il nostro cuore, fonte della fede, restaurando l’altare del nostro corpo, per glorificare il Signore in esso, e poter operare guarigioni e miracoli al Suo servizio.