30/05/2021

L’importanza di seminare in un cuore fertile

L'importanza di seminare in un cuore fertile

Poiché così parla il Signore alla gente di Giuda e di Gerusalemme: «Dissodatevi un campo nuovo e non seminate tra le spine!

In questo verso di Geremia 4:3, troviamo indicati un luogo sul quale lavorare (un campo nuovo), ma anche il modo corretto in cui farlo (dissodare e non seminare tra le spine).
Apparentemente non sempre il seminare porta frutto, generando un reale cambiamento nella nostra vita: ciò avviene perché una parte del compito spetta al Signore, e questa è di certa realizzazione perché Dio è Il Fedele, ma anche noi abbiamo la nostra parte da fare, dopo aver realizzato che Gesù è la soluzione al nostro stato di peccato.

La salvezza dell’anima produce un cambio di posizione spirituale, ma è necessario anche un cambio di condizione, che richiede il nostro impegno, un dissodare continuo, affinché ci sia un’evoluzione nella nostra vita di credenti o nel cuore di coloro ai quali predichiamo, che porti una buona testimonianza, come ci fu una crescita in Gesù-uomo davanti a Dio e anche davanti agli uomini.

Produciamo un’evoluzione quando il nostro proposito è quello di cercare i doni dello Spirito Santo, e soprattutto i frutti dello Spirito, risultato del nostro rapporto con Dio.

Trasformazioni evidenti e reali avvengono soltanto quando anche noi facciamo la nostra parte nel modo giusto, ce ne offre un esempio la vita di Giacobbe, che ricercò la benedizione a modo suo, ma soltanto accogliendola come Dio aveva stabilito diventò Israele, o la vita di Paolo, che lavorò sul proprio carattere fino alla vecchiaia.

Ogni giorno siamo chiamati a vagliare il nostro cuore, senza superficialità, indagando cosa non va in esso, e lo rende infruttuoso, per non essere come la chiesa di Corinto, piena di doni di parola (I Corinzi 1:5) ma in realtà carnale, preda di dispute, invidie, lotte e tolleranza del peccato (I Corinzi 3:3).
Le passioni che si agitano dentro di noi, generando contese, non tolte dal cuore, diventano infatti come macigni che limitano il Signore, impedendoGli di portarci verso l’alto e progredire.

Nella parabola del seminatore vediamo che solo un quarto della semenza riesce a portare frutto; per questo chi vuole portare la Parola di Dio non soltanto deve lavorare su se stesso, ma dissodare il cuore di chi ascolta, per poterne davvero cambiare le condizioni più interiori e profonde.
Persone col cuore indurito dalle problematiche della vita, dovrebbero essere esortate a credere di essere comunque amate da Dio, e che Egli ha progetti positivi per la loro vita. Pensiamo a come Gesù si approcciò alla donna samaritana: essa aveva avuto quattro mariti, ed era coinvolta in una relazione inadeguata, probabilmente si sentiva non amata e giudicata al punto di recarsi al pozzo nell’ora più calda, pur di non incontrare nessuno. Gesù lavora sul cuore della donna, facendole pian piano comprendere di non giudicarla e che è degna di un amore, di cui altri uomini non l’avevano convinta. Dissodato il campo del cuore della samaritana, ecco vedersi subito un cambio di condizione, una trasformazione, che la spinge a cercare e chiamare proprio coloro dai quali si teneva lontana nell’ora più calda (Giovanni 4:28-30).

Affinché la Parola di Dio porti un frutto alla Sua gloria è necessario togliere le pietre dell’ansia, delle preoccupazioni, dello stress, spezzare i legami con peccati nascosti e non affrontati, le emozioni negative e la mancanza di perdono, che si ergono come spine sul nostro cuore, preparando un terreno fertile, pronto a ricevere dal Signore.