10/03/2019

Perché cerchi il vivente tra i morti?

Perché cerchi il vivente tra i morti?

In Giobbe 19:25 troviamo un’affermazione che deve farci profondamente riflettere: “Ma io so che il mio redentore vive…”.

Giobbe fa questa dichiarazione in un momento tutt’altro che sereno e felice. Si trova nel mezzo del periodo più buio della sua vita: è stato privato dei suoi figli, dei suoi beni e della salute. Tuttavia, seppure tormentato da dolori continui e nonostante sia rimasto solo e si ritrovi abbandonato, accusato e bistrattato anche da sua moglie e dai suoi amici, la sua fiducia nel Signore è inalterata. Di fronte a quello che sta accadendo nella sua vita, ha la forza di pronunciare un “ma” che mette in secondo piano tutto rispetto alla sua certezza inamovibile: Dio è vivente, reale e consapevole.

Quando Dio sceglie di dara qualcosa in più alla nostra vita, inizia sempre con il togliere. A Giobbe fu sottratto tutto ma il risultato a cui lo portò questo processo fu quello di arrivare ad una più profonda conoscenza e consapevolezza di chi è Dio (Giobbe 42:5). A volte non capiamo perché il Signore ci priva di cose che riteniamo vitali come la sicurezza di un buon lavoro, l’affetto di una persona cara o la certezza di un corpo in salute e facciamo difficoltà ad accettare la Sua volontà, ma se avremo fede vedremo i risultati.

Giobbe non afferma di sapere con sicurezza che Dio lo ama, o che lo libererà, che gli restituirà i suoi figli o che lo guarirà. La certezza di Giobbe è che Dio è vivente e che quindi, presto o tardi, farà giustizia alla sua causa perché non è sordo alle sue preghiere.

In Luca 24:4-6 l’angelo del Signore fa una domanda alle donne in visita al sepolcro che suona come un rimprovero: “Perché cercate il vivente tra i morti?”. A chi legge il brano, appare logico ciò che stanno facendo le donne, ma il credente ha tutti gli elementi per capire e credere pienamente che Gesù non può essere trovato se viene ricercato come se Lui fosse già morto. Se Cristo non è risorto, la nostra fede è vana e tutta la Parola di Dio diviene incoerente e non serve più a nulla (1 Corinzi 15:13-17). Il cristianesimo sarebbe come qualunque altra religione, in quanto fondata sugli insegnamenti di qualcuno che, per quanto saggio, intelligente e carismatico è ormai morto. Qualcuno del quale è possibile vistare la tomba, ma col quale è impossibile avere una relazione. Ma Gesù è vivo! Se oggi, ci recassimo al suo sepolcro, lo troveremmo esattamente come lo trovarono quasi duemila anni fa: vuoto. Possiamo avere una relazione con il nostro Salvatore, possiamo parlargli ed Egli può risponderci. Ci ascolta, è presente nel nostro quotidiano e conosce i nostri cuori. Egli desidera che noi lo conosciamo per chi Lui è veramente: l’Io sono (Esodo 3:13-14).

C’è un binomio indissolubile che fa da filo conduttore per tutta la Parola: il peccato comporta la morte ma Gesù conduce alla vita eterna (Romani 6:23), poiché Egli è la Vita ed ha autorità sul peccato e sulla morte (Giovanni 5:24). Quando Gesù venne, affermò di essere il figlio di Dio e questo destò scandalo in alcuni che lo accusarono di bestemmiare. Così Gesù prese a fare prodigi e grandi opere volte a convincere il popolo della Sua divinità, ma anche altri uomini di Dio avevano fatto dei miracoli. C’è però un atto, compiuto da Gesù che certifica la Sua natura divina e la Sua sovranità sulla morte, alla quale ogni uomo è sottoposto: Gesù offrì la Sua vita sulla croce, abbracciando la morte, per poi resuscitare il terzo giorno. Solo Dio può deporre la propria vita per poi riprenderla (Giovanni 10:17-18). Egli ha lo stesso potere, oggi, sulle nostre vite. Ci ha creato, ci ha chiamato per nome affinché gli appartenessimo e ogni giorno si prende cura, in modo speciale, di noi. Egli ci considera preziosi come la pupilla del Suo occhio (Zaccaria 2:8) e non permetterà che noi veniamo strappati dalla Sua presenza.

Come chiesa siamo chiamati a conoscere Cristo come “il vivente” perché è solo cosi che potremo vivere una fede efficace e perché è così che Gesù si presenta alle nostre vite per salvarci (Apocalisse 1:17-18).

Che Dio metta nei nostri cuori la piena consapevolezza che Gesù è vivente e che si prende cura della nostra vita.