09/06/2019

L’interprete

L'interprete

In Genesi 11:1-9 viene raccontata la genesi di tutte le lingue del mondo. Questa storia ci mostra come, quando si parlano linguaggi differenti, sia impossibile collaborare e alla fine ci si disperde. Addirittura, conversando con una persona che, pur parlando la nostra lingua, utilizza dei tecnicismi o termini specifici, può capitare di sentirsi in difficoltà e, in qualche modo, distanti dai concetti che sta esprimendo.
A quel punto è necessario rivolgersi a qualcuno che abbia la conoscenza di entrambe le lingue per fare da interprete.
Gesù si presenta come la Parola, una parola incarnata finalizzata a metterci in contatto e a farci conoscere Dio, i suoi sentimenti e i suoi progetti per la nostra vita. Il Signore può parlarci attraverso la Bibbia, attraverso sogni, attraverso le difficoltà e le esperienze della vita e molte altre cose. In Giobbe 33:14 è scritto che Dio parla, in molti modi, ma l’uomo non ascolta. Chiunque ama essere ascoltato quando parla e siamo infastiditi di fronte ad un uditorio distratto. A maggior ragione se il messaggio che viene dato è di vitale importanza. Gesù, ancora oggi, proclama il messaggio dell’ evangelo alle persone, affinché siano salvate ma, spesso, la sua Parola si scontra con orecchi sordi e cuori chiusi. Il popolo di cui parla Genesi 11 temeva di essere disperso, e per evitare questo decidono di costruire la torre. È singolare notare come fu proprio ciò che edificavano per evitare di essere dispersi a spingere Dio a confondere i linguaggi.
Il dialogo risulta di fondamentale importanza in ogni contesto, a partire dalla famiglia. Quando questo viene meno, ci si allontana, anche se fisicamente si resta vicini, e si smette di edificare. Nella chiesa vale la medesima dinamica, occorre parlare tutti la stessa lingua per centrare gli obiettivi. L’apostolo Paolo scrisse: “rendete perfetta la mia gioia, avendo un medesimo pensare, un medesimo amore, essendo di un animo solo e di un unico sentimento” (Filippesi 2:2). Ma come è possibile se ogni volta che ci confrontiamo, ci troviamo in disaccordo? Di getto, siamo sempre portati a pensare che sia colpa dell’altro. Questo non può avvenire nelle collaborazioni. La chiesa è un corpo, ed in quanto tale deve essere coeso. Questo può avvenire soltanto se c’è un fondamento d’amore ad unire i diversi membri e se tutti siamo umili e sottomessi ad un unico capo, Cristo Gesù.
In Giobbe 33:15-23 viene descritto un uomo in condizioni terribili, nel dolore e sul punto di morire, al quale resta una sola speranza: “se, presso di lui, c’è un angelo, un interprete, uno solo tra i mille, che mostri all’uomo il suo dovere…”. Questo è forse il ministero più bello e più glorioso di Gesù: l’interprete tra noi e Dio.
Quanto è costato a Gesù divenire il nostro interprete? Non importa cosa stiamo vivendo. Anche qualora fossimo nella stessa condizione di deperimento e malattia peggiore, attanagliati dalla depressione, senza via di scampo e in caduta libera verso la morte, la Parola di Dio ci ricorda che c’è ancora una gloriosa speranza, perché accanto a noi, il padre ha provveduto un meraviglioso interprete, unico tra mille. Colui il quale è in grado di operare una rinascita completa, pagando il riscatto per la nostra salvezza: Cristo Gesù (Giobbe 33:24-27).
Leggendo i versi di Filippesi 2:1-10 forse possiamo farci una lontana e vaga idea di quello che è costato a Gesù divenire il nostro interprete ed il nostro riscatto. Risulta molto difficoltoso per noi afferrare il sentimento che è stato in Cristo Gesù e che lo portò a svuotare sé stesso e ad umiliarsi facendosi ubbidiente fino alla morte sulla Croce. Questo è il prezzo pagato da Gesù affinché noi potessimo entrare in contatto con il linguaggio divino. Noi, che avevamo conosciuto solo parole di egoismo, invidia, cattiveria, gelosia, disprezzo e quant’altro siamo stati messi in comunione con il Padre attraverso Colui che è stato vero uomo pur essendo vero Dio.
Curiamo il dialogo nelle nostre relazioni, ed in particolare in quella con Dio. Se abbiamo difficoltà a sentirci in comunione di intenti con qualcuno a noi vicino, parliamoci e ricuciamo subito. Dio ci ha fatto il dono della parola, dobbiamo imparare ad utilizzarlo bene, per unirci e per costruire insieme. Dobbiamo saper tacere per ascoltare e dire le giuste parole nel giusto momento. Dobbiamo moderarci con impegno e relazionarci con amore. Per la natura umana tutto questo risulta arduo e se siamo onesti con noi stessi ci riconosceremo molto distanti da questi standard, ma con la guida dello Spirito Santo possiamo riuscire ad essere plasmati a sua immagine attraverso la sua Parola.