20/02/2022

Lei non sa chi sono io

Lei non sa chi sono io

Lei non sa chi sono io“, come in questa celebre citazione di Totò anche noi non sappiamo chi realmente siamo davanti al Signore. Per l’opera e la visione di Gesù su noi infatti, e secondo un percorso stabilito fin dall’eternità, di sostituzione del giudizio, Dio ci reputa diversamente da come noi stessi crediamo, in virtù di un rapporto di profonda amicizia, come dichiarato in Giacomo 2:23 tra Dio e Abraamo.

La croce di Gesù, col Suo sacrificio, ci giustifica per fede, il giudizio spettante contro di noi è stato messo su di Lui, e quando Gli riserviamo il giusto posto nella nostra vita, allora siamo agli occhi del Padre non come peccatori, ma come Lui ci vede.

La consapevolezza del nostro peccato può spesso indurci ad aver paura di un Signore di pura giustizia, siamo disposti a vederci come Suoi servitori ma non ci riconosciamo come Suoi amici, eppure è questo il progetto di Dio per noi, stabilito sempre attraverso patti, tanto nell’Antico Testamento come nel Nuovo.
Un patto tra Dio e l’uomo è sempre un patto fermamente retto dalla Sua fedeltà, poiché Egli non vacilla, per questo è scritto: “senza di me non potete far nulla” (Giovanni 15:5)

Siamo padroni del nostro tempo, e dovremmo gestirlo riconoscendo sempre la misericordia senza limiti di Dio, come fece il pubblicano, e non fariseicamente incentrandoci sulle nostre capacità, perché verranno meno e si dimostreranno insufficienti.

Noè, Mosè, Davide e tanti altri protagonisti dell’Antico Testamento vennero chiamati ad assumere una parte attiva nel loro patto con Dio, dopo una condivisione del cuore seguì con loro uno scambio tra le parti.
Il Nuovo Patto invece richiede a noi soltanto di credere per fede, quando tutto è compiuto dal giuramento di Dio, per amor di Se Stesso, provveduto dal sacrificio perfetto di Gesù (Giovanni 1:29), nostro rappresentante, e col suggello dallo Spirito Santo.

 

Sulla Terra, anche quando ci sentiamo sconfitti e mortificati, possiamo commemorare quel patto glorioso, ricordando il sacrificio propiziatorio di Gesù sulla croce e la Sua ultima cena, e iniziare a stimare noi stessi “più che vincitori” (Romani 8:37), come Lui ci vede, per l’opera Sua.

Quando non sappiamo o non riconosciamo chi siamo, dimoriamo in Gesù, accostiamoci al Figlio, che preserva la nostra alleanza (Isaia 49:8)… uno in Lui nello Spirito (I Corinzi 6:17) conosceremo chi siamo presso il Padre, e che Egli ci ama di un amore eterno.