11/08/2019

La rigenerazione

La rigenerazione

La dottrina della nuova nascita è alla base della nostra fede e si tratta di un momento iniziale fondamentale della vita cristiana, dal quale derivano e scaturiscono tutte le benedizioni, le promesse e i diritti propri dei figli di Dio.

In Giovanni 3:1-21 troviamo il dialogo tra Nicodemo e Gesù. Nicodemo, il cui nome significa vincitore del popolo, è uno dei principali esponenti religiosi e desidera approfondire la sua conoscenza del maestro. Così va da Lui di notte, per vergogna e per evitare di compromettere la sua reputazione presso i Farisei. Nei vangeli, la figura di Nicodemo compare in altri due passaggi successivi: un primo è in Giovanni 7:51, quando lo vediamo tentare di difendere i diritti di Gesù che è in procinto di essere arrestato; un secondo è in Giovanni 19:39, quando di lui viene detto che portò una gran quantità di spezie per preparare il corpo di Gesù alla sepoltura. Appare chiaro, quindi, che Nicodemo stimasse e seguisse Gesù, pur non avendo mai palesato questa sua posizione per paura di ritorsioni.

Gesù inizia a rispondere a Nicodemo dicendo: “In verità, in verità…”. Questa espressione è la traduzione di “Amen, amen” che potrebbe essere letteralmente tradotta “Così è, in verità”. Gesù prende a parlare di una verità basilare della realtà spirituale, tant’è che rimprovera Nicodemo, quando palesa le sue perplessità, dicendogli: “Tu sei maestro d’Israele e non sai queste cose?” (Giovanni 3:10). Ciò che Gesù espone è scritto nei libri profetici, ad esempio in Ezechiele 36:25, dove Dio afferma: “Vi aspergerò di acqua pura e voi sarete nuovi…”. Nicodemo conosceva benissimo questi passi, ma gli sembrano concetti nuovi e di difficile comprensione quando Gesù glieli espone (2 Corinzi 3:15-16).

L’apostolo Paolo scrive: “noi tutti … per natura eravamo figli d’ira” (Efesini 2:3) ed è una cosa che deve farci tremare. Qualunque essere umano nasce con una natura che la Parola di Dio definisce “figli d’ira” e questo vale dunque anche per il più piccolo dei bambini. Essi sono certamente innocenti e senza alcuna colpa, tant’è che Gesù li pone come esempi di una coscienza pura (Matteo 18:3) e dice: “lasciate che i piccoli fanciulli vengano a me” (Matteo 19:14). Tuttavia, anche la loro natura è quella umana, caratterizzata da un cuore malvagio e da sentimenti carnali. Ogni bambino, dunque, dovrà, nell’età della coscienza, della consapevolezza e della conoscenza, fare la scelta e l’esperienza della rigenerazione in Cristo; la così detta “nuova nascita”. Nella lettera ai Colossesi, lo Spirito Santo, per bocca di Paolo, parla di come siamo stati tratti dal potere delle tenebre al regno di Dio (Colossesi 1:13).

La rigenerazione consiste nel cambiamento della nostra natura umana, con una nuova natura di matrice spirituale. Non si tratta di una sorta di evoluzione o correzione della natura precedente in una migliore, ma della morte della vecchia, per lasciare spazio alla generazione di una completamente nuova e di qualità totalmente differente. In Galati 2:20, l’apostolo afferma: “Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me!”. Anche Paolo ha sperimentato questa rigenerazione. Si tratta di un atto di morte e distruzione prima e di nascita e creazione immediatamente dopo; un atto di rinuncia all’uomo vecchio per rivestirne uno nuovo, che si va rinnovando ad immagine di Cristo (Efesini 4:20-24). Con questo atto Dio genera dei figli, lasciando comunque in noi la nostra personalità e i nostri tratti caratteriali, ma cambia totalmente la condizione del peccatore davanti a Dio. Egli viene infatti giustificato, per mezzo della fede in Cristo, in virtù di una conversione, che comporta successivamente la rigenerazione della nuova nascita (Romani 5:1).

Da 2 Corinzi 3:18 comprendiamo un’altra verità: se è vero che all’atto della rigenerazione vi è un cambio di natura, è altresì vero che da quel momento inizia un percorso di modellazione del credente, volto a trasformarlo, gradualmente, in una persona che sia sempre più simile al proprio maestro Cristo Gesù. In Giovanni 1:11-12 Gesù parla di un diritto spettante a coloro che lo hanno ricevuto, cioè, coloro che credono nel Suo nome: “…il diritto di diventare figli di Dio”. Perché si parla di un diritto che permette di diventare e non di essere, automaticamente, figli? In qualche modo, sembra che Gesù stia parlando di un processo. Quando nasce un figlio, a quel figlio viene dato il cognome del padre e viene registrato, con documenti ufficiali, come figlio della persona che lo ha generato. Insomma, quel bambino è figlio di suo padre a tutti gli effetti. Tuttavia, solo nel tempo, quel bambino acquisirà un’educazione, dei tratti, delle caratteristiche, delle abitudini, delle espressioni, un linguaggio e persino una mentalità che derivano direttamente dai suoi genitori; i quali, gli trasmetteranno tutto questo trascorrendo molto tempo con lui. Ciò permetterà, a chi conosce il padre, di identificarlo come figlio suo, senza necessità di ispezionare un documento o di domandare quale sia il suo nome. Quando leggiamo del figlio prodigo (Luca 15:11-32), che pascolava i maiali e soffriva la fame, non dobbiamo mai dimenticare che, nonostante stesse vivendo in modo assolutamente non riconducibile al padre, non smise mai di essere suo figlio. Egli lo rinnegò, chiedendo la sua parte di eredità, se ne andò lontano e prese a vivere in modo opposto a ciò che caratterizzava la condotta della sua famiglia. Probabilmente nessun conoscente del padre avrebbe mai potuto riconoscerlo come suo figlio vedendolo in quello stato. Tuttavia, il suo diritto non poteva essere cancellato, rimase sempre figlio di suo padre.

In Matteo 5, 6 e 7 troviamo il sermone sul monte e Gesù, al verso 9 del capitolo 5, dice: “beati coloro che si adoperano per la pace, perché saranno chiamati figli di Dio”. Gesù è il “Principe della Pace”, e chi ricerca la pace viene immediatamente associato, per la sua natura, a Cristo.

In Romani 8:14 è scritto: “Infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, sono figli di Dio”. Ecco un secondo tratto distintivo. Non basta nascere dallo Spirito Santo, occorre essere guidati. Non è sufficiente che ci sia scritto, in un’ipotetica anagrafe del cielo, che siamo figli di Dio, in quanto, un giorno, abbiamo sperimentato la nuova nascita. È necessario che, ogni giorno, viviamo come tali e ricerchiamo la guida dello Spirito Santo.

In Romani 6:3-5 la nuova nascita viene descritta come un “battesimo in Cristo”, e Paolo parla di un “cammino in novità di vita”. Un percorso di ubbidienza che caratterizza la nostra identità di figli e comporta il favore e l’approvazione di Dio.

Proseguiamo il nostro cammino in Cristo ricercando la pace e lasciandoci guidare dallo Spirto di Dio, allora saremo chiamati figli Suoi e presto entreremo nell’eredità preparata dal Padre nostro.