Due uomini lasciano Gerusalemme per dirigersi verso un villaggio limitrofo chiamato Emmaus, stanchi, avviliti, scoraggiati per la morte del loro maestro (Luca 24:13-34). Quand’ecco farglisi incontro un uomo che si propone di accompagnarli durante il viaggio. Egli tiene il loro passo, sa chi sono quei due ma questi non chi sia lui, e inizia a parlare nell’intimo del loro cuore, riaccendendo un fuoco.
A posteriori è facile sapere che quell’uomo fosse Gesù, ma in circostanze di occhi impediti e di un cuore appesantito, solo una rivelazione nello spirito avrebbe potuto guarirli.
E così fece il Signore: ascoltò il loro punto di vista, forse troppo concentrato su dati oggettivi che volevano un “profeta” condannato dalle autorità, senza che la sua promessa di resurrezione fosse stata assimilata, così come poco credibili ai loro occhi erano le voci delle donne che non avevano rinvenuto il suo corpo, dunque ancora nessuna prova tangibile della veridicità di quella promessa.
Il senso delle cose di Dio, quello che Egli vede, non corrisponde a quello dell’uomo, ma nonostante ciò, Egli non si stanca di accompagnarci lungo il viaggio, di riaccendere il fuoco in un cuore ferito con la Parola (che Gesù spiegò loro nel tragitto), per poi far si che gli occhi dei suoi figli siano aperti e vedano come Egli vede.
Una nuova consapevolezza dunque; Gesù spezza il pane, lo condivide, lo benedice. Forse una verbale e prematura rivelazione di se stesso a quei due discepoli, non avrebbe portato una radicale trasformazione nella loro vita. Solo Dio sa come intervenire in una situazione, per una completa guarigione del cuore.