08/05/2022

La guardia notturna

La guardia notturna

“Perché mille anni sono ai tuoi occhi come il giorno di ieri che è passato, come un turno di guardia di notte.”

Salmo 90:4

 

Quanto è diversa la concezione dello spazio e del tempo per il nostro Dio, ben al di là di entrambe queste dimensioni. Ai Suoi occhi mille anni sono come un solo giorno, e un turno di guardia di notte, che è temporalmente molto meno di mille anni come pure meno delle ventiquattro ore di una giornata, ha il “peso” di mille anni, perché esso è per il Signore un incarico continuativo e importante.

 

“La notte” dura diversamente per ognuno: sono i problemi, le tribolazioni, malattie e pene, che colpiscono la vita di ogni uomo e hanno una specifica durata temporale, nella quale sempre il Signore è stato e sarà al nostro fianco, vegliando. 

 

La Bibbia ci riporta l’esempio di una lunga “notte”, ovvero i 400 anni di schiavitù del popolo di Israele in Egitto. Generazioni erano morte nella disperazione ma l’ultima di esse ricevette la luce di una promessa di liberazione con Mosè e Aronne.

E l’alba arrivò, dopo un’ultima attesa, serbando fiducia nel sangue dell’agnello posto sull’architrave, simbolo della croce e del sacrificio di Gesù (Esodo 12:21-23).

 

Con la gioia d’una “notte” finita, subito un’altra prova attese il popolo di fronte al mare, apparentemente insuperabile, ma Dio era presente e vigile, rischiarava il loro campo e li proteggeva dal nemico (Esodo 14:18-20).

Il Signore aprì il mare davanti al popolo, perché per tutta la notte si era adoperato in favore dei Suoi figli, mandando un forte vento a spostare le acque (Esodo 14:21), fino a rendere asciutto il terreno sul quale avrebbero camminato.

 

La protezione di Dio è più forte delle nostre paure, del fragoroso suono di urla e carri, di armi nemiche… Un’altra “notte” di Israele terminò, con il popolo salvo e al sicuro, e gli Egiziani distrutti (Esodo 14:27).

 

Ogni questione della nostra vita è sotto il controllo del Signore, abbandoniamo dunque ogni paura.

 

Un’altra “notte” precedette il miracolo messianico della resurrezione di Lazzaro (Giovanni 11:6/Giovanni 11:17), la cui morte era ormai certificata e provata dal tempo trascorso: tre giorni infatti, secondo la credenza dell’epoca, era la durata in cui l’anima rimaneva accostata al corpo del defunto, e ne erano passati ormai quattro, ma anche a quella “notte” Gesù pose fine, restituendo la vita a Lazzaro (Giovanni 11:43-44).

 

Davanti a Dio il nostro domani è già ieri, e ciò è confermato anche nella ricchezza della lingua ebraica (“domani” -“machar“- contiene in sé la parola “achar“, ovvero “dietro” inteso nel tempo come nello spazio; analogamente “ieri” -“ethmul“- contiene in sé la parola “davanti” -“mul“- nel tempo e nello spazio.)

Le nostre “notti” di tribolazioni e prove hanno già raggiunto l’alba, la Sua guardia non verrà mai meno.