No: ancora non parliamo dell’isolamento che ci divide da quando siamo in quarantena, ma della fine di una separazione ben peggiore, e che ci isola da Dio: il peccato.
Da quando esso è subentrato la creazione è stata sottoposta a vanità e corruzione (Romani 8:20-22), e questo presuppone che qualunque pensiero, progetto e proposito, anche il più nobile, non può che svilupparsi in modo distorto rispetto alla mente di Dio.
L’uomo naturale non può conoscere le realtà dello Spirito di Dio perché è impossibilitato a comprenderle; sono come due piani di realtà distinti e paralleli (I Corinzi 2:14), ed è per questo che il Signore è intervenuto nella persona di Gesù: per ristabilire quel rapporto che c’era nel principio, quando con l’uomo non era diviso dalla profonda spaccatura che il peccato aveva generato.
Ma il Padre stesso ha provveduto alla cura, all’antidoto per risolvere la separazione che era destinata a portarci alla morte (Romani 6:23), e che in ogni caso, vista la santità di Dio, frapponeva tra noi e Lui quella cortina che è stata abolita quando Gesù diede la Sua vita (Matteo 27:50-51).
Attraverso quel sacrificio siamo riconciati e giustificati, dunque mai più isolati né separati. Poi, saranno la comunione e la conoscenza di Lui ad apportare in noi rinnovamento e trasformazione.