22/03/2020

E’ il Coronavirus il vero problema?

E' il Coronavirus il vero problema?

Non poche sono le sinistre analogie che collegano questa piaga che risponde al nome di Covid-19 ad un’altra pandemia, ben più grave: il peccato. Ci si pensi: entrambe incidono sulla salute dell’uomo, una organica, l’altra spirituale.

Quando si parla di peccato non si fa però riferimento a una violazione di un pur giusto comma etico, ma qualcosa di ben più grave: mancare il bersaglio, il proposito di Dio nelle nostre vite. Sia il virus che il peccato comportano la separazione come drastica conseguenza, il primo allontanandoci gli uni dagli altri, il peccato dividendoci da Dio stesso.

Ma il Signore non ci ha lasciati in prigione; Egli ha mandato suo figlio Gesù per “proclamare l’apertura delle carceri ai prigionieri” (Isaia 61:1). Questo ci dà speranza, ma su che base si fonda la frase più in voga del momento “andrà tutto bene”? Sicuramente deriva dal nostro bisogno di pace e serenità, perciò deriva da un bisogno dell’anima che ciascun essere umano ha, ma come possiamo tramutarlo in certezza? In Cristo, allontanandoci da luoghi comuni, pregiudizi e freddezza nei Suoi confronti.

Nell’episodio in cui Gesù scelse i suoi primi discepoli, Natanaele dimostrò di non essere esente da tali pregiudizi (Giovanni 1: 45-51), tant’è che Filippo, colui che gli aveva annunciato l’arrivo del Messia, dovette sollecitarlo a vedere lui stesso coi propri occhi. L’esperienza diretta con Dio non si può delegare a terzi, non può contornarsi di luoghi comuni e diffidenze nei Suoi confronti, ma una volta che essa ha luogo, tutto acquisirà il giusto valore, donandoci una prospettiva che parta dalla Sua presenza.

Dio ha dato la Sua stessa vita, e come noi vogliamo riabbracciarci l’un l’altro, Egli si è prodigato in prima persona per farlo, morendo e risuscitando per renderci figli, oggetto del Suo amore e della Sua cura più stretta.