26/05/2019

La fede di Abramo e la fedeltà di Dio

La fede di Abramo e la fedeltà di Dio

In Genesi 12:1-4 leggiamo della chiamata che Dio rivolse ad Abramo. Non ci viene detto quando ricevette questa chiamata e non sappiamo se Dio gli avesse già parlato in precedenza. Ad ogni modo Abramo lasciò Ur dei Caldei ma non il suo parentato, infatti è scritto che Lot andò con Lui (Genesi 12:4). Sembra un particolare che ha poca importanza ma Dio era stato chiaro, non voleva che Lot lo seguisse. L’ubbidienza di Abramo, dunque, non fu completa: partì, ma non come gli era stato comandato. Questa disubbidienza comportò che Lot andasse a Sodoma e che da lui venissero il popolo dei moabiti e degli ammoniti, i quali diedero grandi problemi al popolo di Israele. A volte il nostro buonismo ci porta a ricercare delle soluzioni che non sono nella volontà di Dio. È necessario essere pronti a prendere decisioni di rottura a costo di subire delle apparenti perdite. Alla base deve esserci fiducia in Dio ed in ciò che Egli ha detto.

Ancora un esempio della fragilità della fede di Abramo e della sua umanità lo troviamo osservando i suoi spostamenti. Dio chiese ad Abramo di dimorare in Canaan e gli disse: “Io darò questo paese alla tua progenie” (Genesi 12:7; occorre sottolineare che Dio parla della progenie e non di Abramo in prima persona). Tuttavia, pochi versi dopo, leggiamo che Abramo scese in Egitto. Abramo costruì un altare per ricordanza e poi iniziò a spostarsi, si fermò tra Ai (che significa “rovina”) e Bethel (ovvero “casa del pane”) e anche qui costruì un altare, ma Dio non rispose. Arrivò la carestia e possiamo immaginare che Abramo si sia chiesto come mai Dio lo abbia guidato verso quel luogo per poi trovarsi a vivere in indigenza. Affamato e sfiduciato, senza consultare Dio, decise di scendere in Egitto. Da questa decisione, dettata da impazienza e da una fede debole, scaturirono grossi problemi per Abramo. Infatti, per paura di essere ucciso chiese a Sara di mentire. Possiamo solo immaginare quale sofferenza visse mentre Sara veniva presa dal Faraone come sua concubina. Quanta frustrazione, delusione, amarezza (Genesi 12:11-15). Tuttavia, Dio non cessò di proteggere Abramo e lo salvò da quella situazione. Abramo venne ancora grandemente benedetto, pur senza meriti, ed uscì dall’Egitto più ricco di come ci era entrato (Genesi 13:1-2). Per la sua disubbidienza Abramo visse momenti e situazioni terribili, ma la misericordia di Dio è grande, tale da trasformare i nostri errori in crescita e benedizioni.

Proseguendo, in Genesi 13:5-13 leggiamo che Lot ed Abramo decisero di separarsi per evitare contrasti. Lot scelse di andare verso Sodoma, mentre Abramo andò verso Caanan. Vediamo chiaramente, in Genesi 13:14, come soltanto quando Abramo fu nella condizione richiesta inizialmente (in Canaan e senza il suo parentato, Genesi 12:1), Dio tornò a parlargli e gli disse: “io darà a te e alla tua progenie il paese”. Quando fu pienamente nella volontà di Dio, Abramo divenne parte, in prima persona, della promessa. Egli comprese che il suo posto era in Canaan e edificò un altro altare. Dio fu con Abramo, che sembra divenire un altro uomo: è sicuro, fermo, coraggioso. Non ebbe esitazioni nel soccorrere Lot (Genesi 14:14) e vinse la battaglia contro molti Re. Incontrò Melchisedec (che fece portare pane e vino, anticipazione dell’ultima cena) e nuove benedizioni arricchirono la sua vita (Genesi 14:17-20). La relazione tra Dio e Abramo sembra idilliaca ma il Signore sapeva bene che ancora un turbamento affliggeva il cuore del suo figliolo. Dio, infatti, apparve ad Abramo, invitandolo a non temere, ma Egli espose tutta la sua perplessità e i dubbi in merito a alle benedizioni e alle promesse dell’Eterno: “Dio, Signore, che mi darai?… Tu non mi hai dato discendenza; ecco, uno schiavo nato in casa mia sarà mio erede”. Abramo e Sara non comprendevano perché Dio continuava a ritardare l’adempimento della promessa di un figlio. Erano ormai vecchi e Sara era sterile, così pensarono ad una soluzione per compiere ciò che Dio ha detto e che, a parer loro, è impossibile da realizzare nella condizione in cui si trovavano. Alla fine, decisero che, il tanto atteso erede, doveva essere ottenuto attraverso Agar (Genesi 16:1-4). Ancora una volta Abramo trovò una soluzione umana ad un problema, per il quale, non vedeva la soluzione divina. Anche questo errore ebbe una grave conseguenza perché da esso derivò la nascita del popolo degli Arabi e della fede Islamica, che causeranno ancora molti problemi al popolo di Israele.

Ancora molti alti e bassi caratterizzano la vita di Abramo fino all’adempimento della promessa da parte di Dio (Genesi 21:1-8). Passarono 25 anni dall’uscita da Carran fino alla nascita di Isacco. Certamente non è stato facile aspettare per così tanto tempo ma Dio non delude e se ha promesso qualcosa lo farà.

La storia del patriarca Abramo ci ricorda che Dio è fedele e, nonostante le nostre fragilità e debolezze, possiamo essere a Lui graditi, in virtù della nostra piccola fede. Siamo chiamati a credere e ad avere fede in Lui, a prescindere da quello che vediamo perché, presto o tardi, ciò che ha detto si realizzerà. L’esperienza di Abramo ci insegna anche che è buono pregare e chiedere sempre a Dio prima di agire e fare delle scelte. Infatti, se è vero che Dio può ribaltare i nostri errori in benedizioni, è altresì vero che scelte errate, prese senza la sua guida, possono arrecarci grandi sofferenze, in grado di segna l’intera nostra vita e le generazioni avvenire.

Dobbiamo credere che nella morte e nella resurrezione di Cristo c’è potenza. Melchisedec fece portare pane e vino, ma ciò che ha cambiato le cose fu la sua benedizione. Senza fede, pane e vino restano tali, ma se crediamo divengono simboli del sacrificio di Cristo Gesù per la salvezza dal peccato, donata per grazia, a tutti coloro che hanno creduto in Lui e Lo hanno accolto come proprio Salvatore.

Crediamo in Dio, siamo fedeli e crediamo nelle sue promesse perché la sua Parola è sì e Amen.