14/06/2020

Insegnaci a pregare

Insegnaci a pregare

Un giorno un discepolo fece a Gesù questa richiesta, insegnaci a pregare (Luca 11:1). È particolare il fatto che costui nel constatare le grandi opere e l’autorità presente nelle parole di Gesù non abbia chiesto siffatte realtà, tanto quella di un giusto modo di pregare. Questo ci lascia intendere che essendo egli un discepolo partecipava alla vita di Gesù, più da vicino rispetto ad altri, notando il desiderio di intimità col Padre che c’era nel suo Maestro.

Troppo spesso si ha un’opinione distorta della preghiera, la si vede come una penitenza e non come una gioia o una necessità di cui mai comprenderemo appieno la portata; oppure un’ostentazione pubblica per essere lodati dal giudizio altrui, cosa in netto contrasto con “il segreto” di cui parla Gesù; altre volte come un lungo elenco di situazioni e problematiche alle quali urge risposta pur sapendo di non essere esauditi per il gran numero di parole.

Il Signore vuole che comprendiamo la vera identità della preghiera, e soprattutto che essa deve essere motivata da una fame e una sete della Sua persona. I discepoli, dopo essere stati minacciati dalle autorità per la guarigione di un paralitico pregarono, e il luogo tremò (Atti 4:31); la persecuzione continuò, non chiesero a Dio di liberarli da quella difficoltà ma di poter annunciare la Parola con tutta franchezza. Di questo ha bisogno il credente: di imparare a pregare non perché le circostanze cambino, ma perché l’intimo del cuore sia cambiato, cosi da poter cambiare anche le contingenze esterne.