02/02/2020

Il seme e il terreno

Il seme e il terreno

Sapevate che nel negozio di Dio non si possono comprare piante ma solo semi? Già: realtà quali perdono, amore e benedizione non ci vengono somministrate allo stadio ultimo del loro sviluppo, ma solo in quello embrionale di piccoli semi; essi sono i progetti di vita abbondante che Dio ha riposto nei nostri cuori, ma perché crescano forti e manifesti è opportuno che il terreno ne favorisca il pieno sviluppo.

Ed il terreno altro non è che il cuore: e se questo terreno deve custodire il seme e favorirne la crescita, non può presentare spine e sassi. Il Signore spesso ci invita a dissodarci un campo nuovo e di non seminare dove la sua parola cresce infruttuosa (Geremia 4:3-4) (Osea 10:12).

Come Gesù spiegò nella parabola del seminatore, il seme è sempre lo stesso, la sua qualità e potenza non cambia: a fare la differenza sono i terreni. Il primo è la strada, segno di una terra di nessuno battuta e calpestata da tutti, fattori che ne irrigidiscono il suolo; poi abbiamo rocce e spine, luoghi di pesi, mancanze di perdono e sollecitudini che induriscono il cuore, ed ecco che di nuovo il terreno soffoca il seme. Ma il campo che riceva la semenza è un luogo che è stato dissodato.

Questo processo, come la circoncisione, non è indolore e immediato; richiede uno smottamento, un rottura dell’involucro che ostacola la sua sensibilità e fecondità: e questo è un nostro compito.

Egli ha piantato il seme, lo annaffia e ci dispone di tutti gli strumenti cui abbiamo bisogno, ma non ci solleverà da questa responsabilità, che richiede da parte nostra un chirurgico intervento per rimuovere le durezze che ancora albergano nel cuore. Ma uno volta fatto questo, possiamo stare certi che il seme germoglierà, e diventerà l’albero che una volta era tale solo in potenza: un piccolo seme.