09/02/2020

Come vediamo?

Come vediamo?

L’atto del vedere è condizione importante per comprendere il mondo intorno a noi, ma ancora di più è il come vediamo: non è scontato saper vedere. Spesso i nostri sensi e le nostre percezioni ci ingannano deformando la realtà con ciò che già è presente nel nostro cuore, non sulla base di spiegazioni obiettive. È l’interno, il più delle volte, a definire l’esterno.

Molti sono gli ostacoli che potrebbero compromettere una sana vista spirituale:

  • il confronto, che frenò dieci spie su dodici nella terra di Canaan, i quali restarono intimiditi davanti ai giganti, sentendosi e reputandosi “cavallette” (Numeri 13:33);
  • altro intoppo potrebbero essere i riguardi personali, per i quali, limitati da convenzioni e apparenze sociali, falsiamo pesi e misure (Giacomo 2:2-4),
  • oppure la sola apparenza esteriore, come avvenne per Samuele quando, davanti ai figli d’Isai, credette d’aver individuato in Eliab il re per la sua imponenza (I Samuele 16:6-7).

Furono le loro considerazioni, in ciascuno di questi casi, ad aver manipolato tutto, non delle oggettività manifeste. In qualità di figli di Dio siamo chiamati a vedere il mondo e le persone come Lui li vede, con compassione e misericordia, non con giudizio e preconcetti, sottolineando sempre le cose negative. Dio non ragiona come noi.

Si pensi al fratello maggiore del figlio prodigo (Luca 15: 20-32); egli rifiutava di rallegrarsi del ritorno del giovane per una presunta superiorità che lo portò alla supponenza e all’irritazione. Un altro pensiero limitante lo ebbe Anania di Damasco, il quale inizialmente fu frenato dalla reputazione di colui che doveva guarire: Saulo di Tarso. Ma l’Eterno giudica in base a tali canoni?

Come l’affetto che l’apostolo Paolo aveva per i Corinzi (I Corinzi 1:4-5), tutt’altro che rifulgenti di perfezione, così anche noi dovremmo amare gli altri e disporci ad avere il cuore e la mente di Cristo, la quale fa trionfare la misericordia sul giudizio (Giacomo 2:13).