In Daniele 3:15-30, leggiamo la storia di tre giovani risoluti che con piena consapevolezza, presero una posizione chiara nonostante le loro stesse vite furono minacciate di morte. Non hanno avuto alcun dubbio né hanno cercato la soluzione migliore davanti a quelle gravi minacce perché qualunque cosa fosse successa, non si sarebbero piegati a servire altri dei.
Da dove veniva questa loro consapevolezza?
Le prove mettono in luce la qualità della nostra vita spirituale. Questa fermezza non si può improvvisare davanti alle prove, devono necessariamente esserci delle radici. La storia di Daniele e i suoi amici inizia con la scelta di non contaminarsi ma di rimanere fedelmente attaccati a Dio e alla Sua volontà.
Ma dove era Dio quando questi giovani furono minacciati? Dove era quando furono legati e gettati nella fornace? Dio era in attesa in quella fornace, li stava aspettando proprio al centro di quella terribile prova.
Non è facile abbracciare l’idea che Dio voglia manifestare la Sua gloria proprio nel mezzo delle difficoltà. Avrebbe potuto trovare altre soluzioni perché questi giovani non entrassero nella fornace, ma se non fossero entrati la gloria di Dio non si sarebbe manifestata. La loro risolutezza nel seguire il Signore, portò questi giovani a vedere la potenza del Signore non solo nelle loro vite ma anche in quelle di quanti furono testimoni dell’accaduto.
Come ci saremmo comportati noi davanti ad una situazione simile?
Non immergiamoci in una fornace di sofferenza senza avere nessuna speranza, ma che possiamo essere consapevoli che nel cuore del dolore, Dio manifesta la Sua gloria: non c’è potenza, diagnosi medica, autorità umana, circostanza che possa interferire con la Sua perfetta volontà. Questa consapevolezza nasce da un’arresa perfetta e dalla decisione, presa nel profondo del cuore, di non contaminarsi. Che ogni giorno possiamo scegliere di nutrire la nostra anima con la presenza e la Parola di Dio, solo così metteremo radici in basso e saremo certi della nostra identità in Cristo.