24/02/2019

Il debito

Il debito

C’è una domanda a cui ogni uomo è chiamato a rispondere: “Che ci fai qui?”, ovvero, qual è lo scopo ed il senso della vita sulla terra? Se possiamo aspettarci risposte tra le più varie da parte di persone non credenti, la Chiesa di Cristo deve avere le idee ben chiare in merito a ciò che Dio si aspetta da noi nell’arco della vita terrena. Possiamo dire che la Chiesa ha il compito di evangelizzare, di lodare Dio e di adoperarsi per la salvezza delle anime. Certamente tutte queste risposte sono corrette ma fa riflettere l’espressione dell’apostolo Paolo in Romani 1:14 perché lascia trasparire la sua idea in merito alla ragione della sua esistenza. In questo verso Paolo scrive alla chiesa di Roma e deve presentarsi a coloro che non lo conoscono. Sicuramente aveva un gran numero di appellativi che lo avrebbero correttamente qualificato: apostolo, missionario, dottore, ecc… ma sceglie di utilizzare questa affermazione: “Io sono debitore…”. È la dichiarazione di un uomo che, dopo tanto servire, avverte ancora un forte sentimento di gratitudine per la Grazia ricevuta dal Signore e il desiderio di contraccambiare.

Ma come ci si può sdebitare con Dio per la misericordia usata nei nostri confronti? Come ripagare il sacrificio di Gesù sulla croce per il lavacro dei nostri peccati? Tutti sappiamo che non è in alcun modo possibile e non è certamente questo che il Signore si aspetta da noi. Tuttavia, Paolo ha compreso che c’è comunque qualcosa da ripagare, e che si tratta di un debito nei confronti di Greci, Barbari, sapienti e ignoranti. Tradotto, per un credente di oggi, significa che siamo debitori nei confronti dell’italiano come dello straniero; debitori verso l’immigrato, verso lo zingaro e verso chiunque possa definirsi il nostro prossimo. Servendo costoro, serviremo il Signore Gesù (Matteo 25:40). Gesù disse che chi vuol essere primo, deve essere servo (Matteo 20:26-27) e dopo queste parole si diresse verso Gerusalemme per abbracciare l’umiliazione e sacrificarsi sulla croce.

Spesso dimentichiamo di essere debitori e pensiamo piuttosto che ci siano cose a noi dovute, arrivando a rivendicare dei diritti. Paolo rivendicava e vantava ben altre cose: la sua debolezza (2Corinzi 11:23-30) e la Croce di Cristo (Galati 6:14). La Chiesa ha bisogno di un cambio di mentalità; dobbiamo comprendere che abbiamo un debito verso il nostro prossimo e che siamo chiamati a servire, secondo il talento che ci è stato dato. Così come nessuna banca presterebbe a chi non intende restituire, Dio non mette il peso per le anime nei cuori di chi non vuole, perché avere un debito richiede un impiego costante e prolungato di risorse e noi non saremo disposti ad un tale sacrificio se non amiamo profondamente Colui che ce lo chiede. Le nostre risorse, di qualunque natura, sono limitate e con esse dobbiamo far fronte a molteplici esigenze. Gesù dice: “Cercate prima il regno dei cieli…” (Matteo 6:33) ma noi diamo priorità a tutto il resto ed utilizziamo gli scarti per il regno dei cieli.

A volte Dio permette delle tribolazioni affinché possiamo ricevere dei pesi: Egli ci fa attraversare la malattia, così da avere a cuore i malati, ci fa vivere la povertà per comprendere i bisogni di chi non ha nulla e ci fa sperimentare l’umiliazione per essere vicini all’oppresso. Noi però tendiamo a considerare queste situazioni come impedimenti e pensiamo: “Pagherò il debito verso il mio prossimo quando potrò, quando starò meglio o quando me la sentirò”. Dimentichiamo che il debito è un impegno e che va onorato sempre. Seguiamo il nostro Signore Gesù con costanza, senza guardare alla difficoltà, perché possiamo servirlo in ogni tempo. Anche quando saremo impotenti e bloccati in un letto, potremo sempre lodare e combattere nello spirito in preghiera (2Corinzi 4:17). Nessuno ha mai servito il Signore restando completamente libero da qualunque problema. Ricordiamoci che la fonte a cui attingiamo le risorse per il nostro servizio è il Signore Gesù e nessuno potrà mai separarci da Lui.

Ognuno ha il suo ceditore e tutti noi siamo chiamati a cercarlo. Dobbiamo chiedere a Dio quale peso vuole darci e a quale campo dobbiamo dedicarci. Egli ci metterà nel cuore persone di cui non ci saremmo mai curati e volgerà la nostra attenzione verso situazioni e problemi di cui non ci siamo mai accorti. Questo perché noi abbiamo un punto di vista estremamente limitato, ma i Suoi pensieri sono più alti dei nostri e nessun bisogno rimane a Lui nascosto.

Infine, la parola ci ricorda che c’è grande gioia nel ripagare il proprio debito servendo il Signore (Salmo 126:6). Sicuramente abbiamo difficoltà e tribolazioni ma presto passeranno. Sta a noi scegliere se vogliamo, prima avvertire, e poi portare il peso che il Signore vuole darci. Egli non manderà angeli ad esigere il pagamento del debito verso il nostro prossimo o a rinfacciarci ciò che avremmo potuto ma non abbiamo fatto. Tuttavia, consideriamo quale grande gioia si prova nel sentirsi approvati da Dio e pensiamo a quante grandi vittorie stiamo guardando da spettatori, in attesa del “momento buono” per scendere in battaglia. Riflettiamo su che senso ha la nostra vita di credenti se non siamo impegnati nell’opera del nostro Signore.

Che la nostra preghiera possa essere: “Signore, metti nel mio cuore il desiderio di pagare il debito con gioia”.