Da poco divenuto successore di Mosè, Giosuè parla alle dodici tribù di Israele e in Giosuè 1:12-18 si rivolge in modo particolare alla tribù di Ruben, primogenito di Giacobbe “incontrollabile come l’acqua“, alla tribù di Gad, sempre in lotta, e la mezza tribù dei figli di Giuseppe, che scelsero di non attraversare il Giordano, scoraggiando i propri fratelli, che invece sarebbero dovuti andare alla conquista della Terra Promessa al di là del fiume.
Dopo quarant’anni dalla promessa, vicini ad essa, si tirarono indietro e non la afferrarono, non la videro mai compiuta nella loro vita. Occupati con il loro abbondante bestiame, consapevoli che passando il Giordano avrebbero smesso di ricevere giornalmente la manna dal cielo, le due tribù e mezzo chiesero un’eredità sostituiva non oltre il fiume.
Giosuè rivolse tre comandi al popolo:
• Siate pronti per quel che Dio vorrà farvi fare.
Giosuè invitò tutti a raggruppare viveri e cibo per la conquista, senza alludere alla necessità di un’imbarcazione per oltrepassare il Giordano, perché ricordava come quarant’anni prima il Signore avesse diviso il Mar Rosso affinché il popolo passasse all’asciutto, e sapeva che era in Suo potere farlo ancora. Ma le due tribù e mezzo non serbavano la stessa fede di Giosuè.
Quando Dio desidera usarci, abbandoniamo ogni timore, Egli stesso ci equipaggerà!
• Ricordatevi di quel che avete e di quanto Dio ha già fatto.
Per mancanza di obbedienza tutta la generazione precedente cadde nel deserto anziché prendere possesso della Terra Promessa, solo Giosuè e Caleb ebbero una fede gradita al Signore e fiducia in Lui. Ormai ottantacinquenni, quella fede dava loro ancora grande forza per l’imminente conquista, maggiore di quanta ne avessero le due tribù di Ruben e Gad, e la mezza tribù di Giuseppe.
• Ricordatevi del dovere e della responsabilità che avete verso gli altri.
Coloro che avrebbero attraversato il Giordano avevano bisogno di sostegno e non di essere scoraggiati. Le due tribù e mezzo promisero aiuto, ma tra i molti uomini adatti solo quarantamila (il 29%) ebbero il coraggio di andare in battaglia.
Occorsero cinque anni per la conquista della Terra Promessa, sempre ostacolati dai medesimi diverbi tra tribù: quanto maggiore e più rapida sarebbe potuta essere la loro vittoria con forze unite?
Allo stesso modo anche il lavoro nella Chiesa sarebbe maggiormente efficace, se i più non volessero benedizioni e doni senza sacrificio, autorità senza preghiera e senza disciplina, saggezza senza studio della Parola.
In quanto uomini siamo tripartiti in corpo, anima e spirito, ricevendo lo Spirito di Dio alla nuova nascita, ma chi dei tre stiamo servendo? I piaceri del corpo, i desideri dell’anima nostra o la voce dello Spirito?
Rifuggiamo i comportamenti e le scelte delle due tribù e mezzo che non ascoltarono l’invito di Giosuè, non furono valorose e temerarie né si lasciarono guidare dallo Spirito di Dio, che già in molte occasioni passate aveva mostrato loro la propria gloriosa grandezza.
Le tribù di Giosuè 1:12-18 ci mostrano ancora oggi, in quattro applicazioni pratiche, che come credenti siamo chiamati a scegliere:
• Se essere centrati su noi stessi o su Cristo.
• Se accontentarci di sopravvivere o vivere, lasciando un segno eterno sulla generazione e sul nostro tempo. Esse rimasero al sicuro dall’altra parte del Giordano senza fortificare le proprie mani né sostenendo i propri fratelli, non vissero la vittoriosa caduta delle mura di Gerico, la presa di Ai, non videro il sole fermarsi per l’avanzata, né tutte le altre straordinarie opere di Dio in favore del popolo, e le generazioni future persero l’identità come figlioli di Israele.
• Se aiutare o meno gli altri e fornirgli riposo.
• Se guardare la nostra missione in Cristo come un solo corpo-Chiesa, rivolti verso un medesimo scopo.
Lasciamo in secondo piano i desideri dell’anima nostra, ed entriamo nella battaglia spirituale. Lo Spirito Santo guidi la nostra vita, mantenendoci fermi nella fede in Colui che può compiere per noi grandi cose, come già ha fatto!