07/04/2019

Che ti importa? Tu, seguimi.

Che ti importa? Tu, seguimi.

In Giovanni 21 c’è un dialogo che Gesù ebbe con Pietro e che segnò la sua riabilitazione. Pietro aveva avuto un grosso scivolone, che lo portò a conoscere veramente se stesso. A volte le cadute servono a farci comprendere la realtà della nostra natura, le nostre debolezze e i nostri limiti.

Pietro, era pieno di fiducia in sé. Celebre è la sua affermazione, “Quand’anche tu fossi per tutti un’occasione di caduta, non lo sarai mai per me” (Matteo 26:30-35). Tuttavia, sappiamo del suo rinnegamento e di come Gesù lo andò a cercare, per dargli il Suo perdono e riabilitarlo. In questo episodio, Gesù si trova faccia a faccia con un Pietro molto cambiato: non è più pieno della sua baldanza ma è consapevole dei suoi limiti e ciò lo rende ancora più bramoso di Gesù. In un certo momento, Pietro chiede di Giovanni: “Signore, e di lui che sarà?”. Ma Gesù riporta la sua attenzione su di sé, rispondendogli: “Se voglio che rimanga finché io venga, che t’importa? Tu, seguimi” . Gesù non stava dicendo che non doveva curarsi della vita di Giovanni, ma che la cosa più importante in assoluto per lui era quella di continuare a seguirLo.

In Deuteronomio 1:36 leggiamo cosa caratterizzò la vita di Caleb. Di lui infatti è scritto: “…ha pienamente seguito il SIGNORE” e questo gli valse la gioia di gustare la terra promessa.

In 1 Re 18:21 vediamo il popolo confuso che non risponde nulla ma Elia mette in evidenza un concetto fondamentale: se riconosciamo che il Signore è Dio, dobbiamo seguire Lui.

Nel Salmo 63:8 leggiamo: “L’anima mia si lega a te per seguirti!”. Vediamo la convergenza, nel cuore di Davide, di volontà e sentimenti verso uno scopo: seguirLo pienamente.

Isaia 53:6 parla dello smarrimento dell’umanità lontana dalla volontà di Dio. Se non seguiamo Gesù stiamo seguendo qualcos’altro; un progetto, un obiettivo, o chissà cos’altro a cui la nostra anima si è legata. L’uomo che si ostina a seguire la propria via rende inefficaci le parole di Dio, le Sue promesse, le Sue cure e la Sua salvezza per la propria vita (Geremia 18:11-17).

In Matteo 4:19-20 leggiamo di una scelta spontanea, semplice e onesta. Chiunque vuole veramente conoscere Dio, inizierà prontamente a seguire Gesù, lasciando tutto il resto in secondo piano. Gesù disse “Le mie pecore conoscono la mia voce e mi seguono” (Giovanni 10:27).

Se diciamo di amare Gesù siamo dunque chiamati semplicemente a seguirLo. Ma cosa significa, oggi, seguire Gesù?

Camminare come Lui camminò (1 Giovanni 2:6). Il Signore ha indicato una rotta che siamo chiamati a seguire. Egli disse: “Io sono la Via…”. Dobbiamo attenerci alle indicazioni presenti nella Sua Parola e farne il faro della nostra vita. Ogni cosa che Gesù fece, fu perché aveva un obiettivo ben preciso davanti: la nostra redenzione e l’obbedienza al Padre. Spesso pensiamo che il valore e la salute spirituale di qualcuno sia misurabile attraverso il numero di opere. In realtà dobbiamo capire che la cosa veramente importante è capire chi stiamo seguendo e perché facciamo quello che facciamo.

Rimuovere ogni cosa che si frappone tra noi e Lui. In Matteo 26:58 leggiamo di come Pietro seguiva da lontano per vedere come sarebbe finita. Se inizia a farsi parecchia distanza tra noi e chi guida è molto più facile perderlo di vista e smarrirsi. Pietro voleva seguire Gesù ma, quando iniziò a farlo per un senso di dovere e non perché sospinto dallo Spirito Santo, finì per rinnegarLo, perdendo la sua stessa identità.  Quando seguiamo Gesù da lontano, il nemico lavora per mettere mille ostacoli, difficoltà o distrazioni tra Lui e noi, per provocare il nostro smarrimento. Per seguire Gesù e indispensabile lasciarci qualcosa indietro. A volte facciamo fatica a lasciare delle ambizioni personali, delle abitudini, delle comodità e questo ci impedisce di seguirLo. A volte scegliamo di seguire Cristo portando con noi le reti e poi ci lamentiamo perché non riusciamo a farcela. Se Lui ha detto che il suo carico è dolce e leggero non può che essere vero, per cui, se ci sentiamo appesantiti, non è colpa del Suo giogo, ma delle cose che continuiamo a trascinarci dietro. Se non rinunciamo a noi stessi non riusciremo a seguire Gesù (Matteo 16:24).

Conoscere la Parola. Spesso finiamo col pensare che la Bibbia sia un elenco di precetti che noi e/o gli altri devono adempiere. Se il nostro approccio alla Parola è questo significa che veniamo guidati dall’agenda della nostra giornata, la quale, presto o tardi, finirà per prevaricare le indicazioni stesse della Parola di Dio. Dobbiamo invece accostarci alla Parola con un sentimento di urgenza, avendo nel cuore la consapevolezza che essa contiene gli insegnamenti strumentali a trasformarci in persone in grado di camminare correttamente sotto la guida dallo Spirito Santo. Quando inizieremo a leggere la Bibbia non solo per sentirci meglio e per saperne di più, ma come una persona persa, che cerca la direzione giusta per la propria vita, vedremo la differenza.

Oggi è ancora un giorno in cui abbiamo l’opportunità di camminare per la Via. Sta a noi scegliere di farlo pienamente e senza compromessi, chiedendo al nostro Signore la guida del Suo Santo Spirito ed un cuore ubbidiente alla Sua Parola.